Nepal, maoisti promettono la proprietà privata e confiscano i beni
Kathmandu (AsiaNews) – A dispetto degli slogan di facciata, in cui governo e Assemblea costituente ribadiscono il diritto alla proprietà privata e promettono la restituzione dei beni confiscati durante gli anni della lotta, gruppi maoisti nel Paese continuano a usurpare terreni e proprietà di privati cittadini nepalesi.
Sfidando il diktat imposto da governo e parlamento, il Ministro nepalese per le riforme agrarie Matrika Yadav ha guidato una spedizione di maoisti che voleva riprendere il controllo di numerose case e terreni in un villaggio del distretto di Siraha, nella zona orientale del Paese. I guerriglieri comunisti hanno “ripreso” il controllo delle proprietà, intimando ai senzatetto che avevano trovato rifugio in un centro di accoglienza di ricostruire le loro capanne. Il ministro Yadav ha inoltre minacciato “l’uso della forza” e le “dimissioni dall’esecutivo” nel caso in cui i maoisti vengano cacciati dai terreni da poco riconquistati.
L’intervento della polizia ha dato il via a una serie di scontri con i maoisti, per nulla intenzionati ad abbandonare la zona: a tarda notte le autorità locali hanno imposto il coprifuoco, mentre sul terreno cominciava la conta dei feriti (12 in totale). Alla fine i poliziotti hanno preferito abbandonare, non senza imbarazzo, il terreno per evitare ulteriori scontri con i ribelli, forti dell’appoggio del Ministro dell’agricoltura. “Da una parte avevamo ricevuto l’ordine di mandare via gli occupanti che avevano sottratto illegalmente case e terreni – afferma un ufficiale di polizia – dall’altra avevamo di fronte un ministro della repubblica che incitava le persone a infrangere la legge”.
La nuova ondata di razzie scatenata dai maoisti ha inasprito lo scontro sociale nel Paese, tanto da spingere migliaia di dimostranti a convergere nella capitale per una manifestazione di piazza nella quale si rivendicava il diritto alla proprietà privata e la restituzione dei beni espropriati. Pesanti accuse, infine, vengono lanciate al fronte maoista, accusato di “predicare bene” – con la promesse fatte di restituzione dei terreni – e di “razzolare male”, continuando l’opera di esproprio a danni di privati cittadini.