Nepal, intesa fra i partiti per salvare il processo di pace
Il patto fra i leader di Nepali Congress, Unified Communist Party of Nepal-Maoists e Communist Party of Nepal, principali partiti politici del Paese, è stato firmato ieri. Esso prevede la consegna entro tre mesi di una prima bozza della nuova Costituzione e la presentazione delle linee guida per il reintegro nella società degli oltre 19mila guerriglieri maoisti ancora dislocati nei campi di addestramento. Secondo l’intesa, il disarmo dei ribelli e il loro pieno riassorbimento nella società avverrà entro settembre. Per agevolare i lavori, Jhalanath Khanal, Primo ministro nepalese, ha annunciato a breve le sue dimissioni e la nomina di un nuovo governo di consenso nazionale, che tenga conto delle esigenze di minoranze etniche e religiose.
Tuttavia, l’intesa fra i partiti non convince. Subodh Raj Pyakurel, attivista per i diritti umani, fa notare che “a tutt’oggi nessun leader ha presentato un programma vincolante con le azioni che saranno intraprese in questi tre mesi”. Inoltre Khanal non ha ancora ufficializzato le sue dimissioni, che per ora restano solo una promessa.
Dopo secoli di monarchia e decenni di guerriglia, alla nascita della Repubblica nepalese (2006), l’Onu e il governo ad interim hanno elaborato un processo di pace che implica il disarmo delle milizie maoiste e la scrittura di una nuova Costituzione. In questi anni le diatribe fra il partito degli ex guerriglieri maoisti e i le forze politiche risalenti al periodo della monarchia hanno portato il Paese in una fase di stallo. Dal 2008 scioperi e manifestazioni sono all’ordine del giorno e hanno messo in crisi industria e turismo, scoraggiando gli investimenti dei Paesi stranieri.