Nepal, il bilancio economico "ignora i problemi dei contadini, motore del Paese"
Il ministro nepalese delle Finanze ha presentato al Parlamento il bilancio previsto per il 2006 2007. Analisti economici e sociologi contestano le "noccioline" riservate allo sviluppo dell'agricoltura ed avvertono di un possibile ritorno della guerriglia.
Kathmandu (AsiaNews) Il bilancio economico del primo governo non assolutista del Nepal "ha molti lati oscuri, ed in maniera miope ignora i problemi dei contadini, chiave di volta da cui dipende la pace con i maoisti e la stabilità del Paese". E' questo il commento più diffuso fra gli analisti sociali ed economici nepalesi nei riguardi del piano finanziario 2006-2007, di 144 miliardi di rupie [oltre 1,6 miliardi di euro ndr] illustrato ieri in Parlamento dal ministro delle Finanze, Ram Sharan Mahat.
Secondo gli analisti, lo stanziamento del governo "rianimerà il sistema educativo e sanitario, entrambi vicini al collasso, ma fa il grave errore di sottostimare l'importanza dell'agricoltura". Secondo i dati ufficiali, il governo ha stanziato infatti 22,6 miliardi di rupie per il sistema educativo [praticamente inesistente dopo dieci anni di guerra civile ndr] e quasi dieci miliardi per quello sanitario: insieme ad altre voci, al settore sociale è stato dunque destinato un totale di 52 miliardi.
Per lo sviluppo dell'agricoltura, invece , è stato previsto solo un fondo di quasi 4 miliardi. "Sono praticamente noccioline dice ad AsiaNews Chandrakishore Jha, analista economico se consideriamo che del lavoro sui campi vive l'80 % della popolazione. Il governo deve capire che i problemi dei contadini sono al primo posto e che il loro scontento può far rinascere il movimento maoista nel Paese".
"Temo che i maoisti non vogliano realmente la pace con il governo aggiunge Robert Thulung, sociologo cristiano e che il re voglia cercare di riprendere il potere, chiaramente in maniera indiretta, sfruttando il malcontento popolare".
Un'altra voce contestata è quella che riguarda le spese militari, cui sono stati destinati oltre dieci miliardi. "E' quasi la metà rispetto allo scorso anno dice Jai Prakash Agarwal, attivista indù ma il taglio è una facciata. Chiunque detiene il potere sa che al momento la sua sopravvivenza dipende dalle Forze armate, e renderle scontente non è una buona mossa. I soldi usciranno da un'altra parte".