Nepal, arrestati 100 tibetani nell'anniversario della sollevazione anti-cinese
Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) - Il governo nepalese ha arrestato negli ultimi 5 giorni circa 100 tibetani residenti nella capitale, accusati senza prove di volere preparare una dimostrazione contro le atrocità commesse dal regime cinese in Tibet. Kathmandu si conferma alleata di ferro di Pechino nella lotta contro l'etnia tibetana, a cui non viene permessa alcuna forma di protesta contro il regime cinese. Al momento, in Nepal vivono circa 22mila tibetani fuggiti dalle loro case.
Gli ultimi arresti si sono verificati in occasione del 53esimo anniversario della sollevazione del Tibet contro l'annessione dell'esercito di liberazione popolare sotto gli ordini di Mao Zedong. La polizia ha fermato 6 persone il 10 marzo, data dell'anniversario, mentre altri 94 sono stati arrestati ieri, data in cui si ricorda la feroce repressione ordinata nel 2008 contro la popolazione di Lhasa. Fra i fermati, c'è anche Tinley Lama, il coordinatore per il Nepal dell'Ufficio per il benessere dei tibetani, rilasciato dopo 5 ore di detenzione.
Secondo alcuni testimoni oculari, gli agenti hanno fermato gli esuli per la strada: questi non stavano pianificando alcuna attività di protesta. Una fonte, anonima per motivi di sicurezza, conferma: "Quest'anno non era stato preparato nulla. Gli arrestati sono volontari o attivisti per il Tibet, che però non stavano facendo nulla". Kathmandu è al momento piena di agenti in tenuta anti-sommossa: "Non sembra possibile fare nulla, ma noi continuiamo a controllare la situazione. Se peggiora, ci attiveremo".
Il Nepal dipende dall'economia cinese sia per le importazioni che per le poche esportazioni nazionali. Il governo, dopo anni di travagliate lotte interne, è un ardente sostenitore della politica della "Cina unica", la dottrina cinese secondo cui Hong Kong, il Tibet, Taiwan e Macao sono senza ombra di dubbio territori cinesi. Kathmandu opera una feroce repressione contro chiunque critichi Pechino.