Nell’Anno della Fede, l’eredità di Madre Teresa per la “nuova evangelizzazione”
Mumbai (AsiaNews) - Cade oggi la festa di Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della Carità beatificata da Giovanni Paolo II nel 2003. Nel giorno della sua memoria liturgica - che è anche data della sua morte, nel 1997 -, mons. Thomas D'Souza, arcivescovo di Calcutta, ricorda la religiosa e la sua opera di amore e carità. L'importanza della preghiera e del silenzio, momento attivo della propria fede, per donarsi in modo totale all'altro. Di seguito, la riflessione di mons. D'Souza ad AsiaNews sull'eredità di Madre Teresa, nell'Anno della Fede, e per la "nuova evangelizzazione".
Nel giorno in cui celebriamo la festa di Madre Teresa, è opportuno concentrarci sulla sua eredità di amore, servizio, rispetto e dignità verso ogni essere umano, senza distinzioni di casta, credo e colore, e su cosa stanno facendo le Missionarie della Carità per portare avanti la sua opera.
Madre Teresa, "un'umile missionaria d'amore", era una donna di fede, radicata nella preghiera, che ha proclamato la Parola di Dio con la sua stessa vita, donandosi in modo totale ai più poveri tra i poveri. La sua costante preghiera, che lei diceva sempre essere parte costante del suo modo di vivere, era il frutto del silenzio, e il frutto della preghiera è la fede. Oggi, nell'Anno della Fede, questa eredità di preghiera e silenzio condurrà le persone a una fede più profonda. Lo diceva lei stessa: "Dobbiamo conoscere Gesù nella preghiera, prima di poterlo vedere nei corpi deperiti dei poveri... la preghiera allarga il nostro cuore, fino a che non è capace di contenere il dono di Dio".
In questo Anno della Fede, per noi cattolici è urgente seguire le orme di Madre Teresa: la sua fede in Gesù Cristo; il ribadire la supremazia di Dio; il porre la fede al centro del proprio lavoro; il suo modo di vivere; la fede che conduce all'amore, e l'amore che conduce all'azione; il frutto dell'amore è il servizio, e il frutto del servizio è la pace.
Per questo, la fede per Madre Teresa non era qualcosa di statico, ma anzi di molto dinamico. È una sorta di energia che viene da Gesù, e la fede in Lui doveva essere vissuta agendo. Lei ha vissuto [la sua fede] in pieno, e lo stesso dobbiamo fare noi in questo Anno della Fede. Porre nostro Signore Gesù dinanzi a noi e continuare a vivere secondo la fede di Madre Teresa, attraverso i tanti progetti e programmi che ogni parrocchia e diocesi organizzeranno. Come cristiani, dobbiamo testimoniare la nostra fede.
La "nuova evangelizzazione" è un nuovo modo di vivere, dedicarci e condividere la nostra fede. Madre Teresa ricorda a ciascuno che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità, si nutre della preghiera e dell'ascolto della Parola di Dio. Beata Madre Teresa di Calcutta diceva: "Dio non ci chiede di avere successo, ma di essere fedeli al suo comandamento".
Il nostro amato Giovanni Paolo II ha dato nuova enfasi alla chiamata per l'evangelizzazione, rendendoci più consapevoli dell'urgenza dei nostri tempi, ed esortandoci ad [avere] un nuovo impegno per svelare l'amore di Cristo a tutte le persone. Egli ci ha chiamato a un nuovo compito, "seminare speranza cristiana nei cuori assetati di Dio vivente", e questa è proprio l'eredità di Madre Teresa: saziare la sete di Cristo, la nuova evangelizzazione.
Quello di Madre Teresa è un carisma unificante, che simboleggia l'unità annunciata da Cristo. Qui in India, Madre Teresa è oggetto di devozione, ed è onorata da decine di migliaia di persone di ogni religione e cultura. L'amore per Madre Teresa è universale, anche nella società globale. Così nel 1997, ai suoi funerali (a cui ho preso parte), sembrava che Madre Teresa avesse portato l'India e tutto il mondo insieme, e che grazie a lei l'unica forza - la forza della carità e dell'amore - ha superato ogni altro contrasto, concentrandosi solo su cosa è bene per l'altro. Questo è quello che lei ha visto, non ciò che divide, ma ciò che unisce. Ha vissuto secondo questo principio, e il suo amore per la gente è il risultato del suo amore e della sua esperienza [d'amore] per Dio.
Per quanto riguarda i miracoli necessari per la sua canonizzazione, posso testimoniare con i miei occhi di assistervi ogni giorno, nelle case di Madre Teresa. Vedere la gioia nelle vite di queste persone, le più semplici del mondo, è essa stessa un miracolo. Di recente, ho visita il Nirmal Hriday (Cuore puro), il primo ostello aperto da Madre Teresa da poco restaurato: nei volti di tutta quella gente, ho visto speranza e pace.
Nelle vite di molti, il semplice fatto di essere ispirati e di avere la forza di vivere nonostante tante difficoltà, è di per sé un miracolo. Io stesso ricordo la sua umiltà. Ricordo il mio primo incontro con Madre Teresa, quando ero un giovane sacerdote, avvenuto dopo il ritiro del Premio Nobel. Prima di allora, avevo solo letto i suoi libri, non avevo mai avuto possibilità di conoscerla, perché non studiavo a Calcutta, ma a Ranchi. Tante volte avevo detto al mio vescovo il grande desiderio che avevo di conoscerla, e un giorno lei giunse nella mia scuola. Era così umile, trasudava una tale gioia, che quando se ne andò ero talmente entusiasta che le baciai una mano. Lei mi fermò e mi disse: "No, io bacio le mani consacrate di un sacerdote". Madre Teresa ha sempre mostrato amore e devozione verso i sacerdoti, figure essenziali per le Missionarie della Carità. Infatti, in un discorso per il Ritiro mondiale dei sacerdoti (1984), Madre Teresa disse: "Quando i preti sono lì, allora possiamo avere il nostro altare, il nostro tabernacolo e il nostro Gesù. Solo il sacerdote pone Cristo lì per noi. [...] Non potremmo mai essere ciò che siamo, né fare quello che facciamo, senza voi sacerdoti"
*Arcivescovo di Calcutta
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)