Nella lotta all’Aids servono farmaci e formazione alla responsabilità
Messaggio del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari. Irrinunciabile è l’estensione delle terapie a tutti i popoli e a tutte le fasce di popolazione. Ci sono ancora “morti non più giustificabili, come non più giustificabili sono il dolore dei loro congiunti, l’impoverimento dei loro nuclei familiari, l’accrescimento della loro emarginazione e del disagio dei bambini divenuti orfani”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Nella lotta contro l’Aids “se irrinunciabile è l’estensione delle terapie a tutti i popoli e a tutte le fasce di popolazione, rimane d’altro lato fondamentale la formazione” a quello “uno stile di vita” che la Chiesa chiede e che “privilegi l’astinenza, la fedeltà coniugale e il rifiuto della promiscuità sessuale”. “Tutto ciò fa parte della questione dello ‘sviluppo integrale’ a cui hanno diritto le persone e le comunità”. Torna a sostenerlo il Pontificio consiglio per gli operatori sanitari nel messaggio diffuso per l’odierna Giornata mondiale sull’Aids.
Malgrado i progressi della medicina, si legge nel documento, l’Aids provoca ancora oggi “morti non più giustificabili, come non più giustificabili sono il dolore dei loro congiunti, l’impoverimento dei loro nuclei familiari, l’accrescimento della loro emarginazione e del disagio dei bambini divenuti orfani, sovente in tenera età. Altrettanto ingiustificabile è oramai la trasmissione del contagio dalla madre al bambino, spesso reso vittima ancor prima di cominciare a vedere i contorni del mondo che lo circonda”.
La Giornata mondiale sull’HIV-AIDS 2011, secondo il dicastero vaticano, “deve costituire una nuova occasione per promuovere l’accesso universale alle terapie da parte dei contagiati, l’impedimento della trasmissione materno-infantile nonché l’educazione a stili di vita che comprendano anche un approccio realmente corretto e responsabile alla sessualità. È, questo, un momento privilegiato per rilanciare inoltre la lotta al pregiudizio sociale e per riaffermare la necessità di vicinanza morale, spirituale e, per quanto possibile, materiale a chi ha contratto l’infezione ed ai suoi familiari”.
“Nel lanciare questo nuovo appello all’impegno e alla solidarietà in favore di tutte le vittime dell’HIV-AIDS, sia dirette sia indirette, desideriamo ringraziare, in unione di spirito con il Santo Padre, tutti coloro che si prodigano, sovente da moltissimi anni, per soccorrerle. Si tratta di istituzioni, di realtà e di volontari ‘che operano nel settore della sanità e specialmente dell’AIDS’ e che realizzano ‘un lavoro meraviglioso e importante’, che meritano senza alcun dubbio il sostegno operativo e privo di vincoli ideologici da parte degli organismi e dei benefattori internazionali”.
Il messaggio, infine, esprime “vicinanza alle persone affette dall’HIV-AIDS ed a coloro che sono loro vicini, così come a tutti gli operatori sanitari che, anche esponendosi al rischio di contagio, prestano loro tutte le cure possibili nel rispetto della loro personalità e dignità”.
Malgrado i progressi della medicina, si legge nel documento, l’Aids provoca ancora oggi “morti non più giustificabili, come non più giustificabili sono il dolore dei loro congiunti, l’impoverimento dei loro nuclei familiari, l’accrescimento della loro emarginazione e del disagio dei bambini divenuti orfani, sovente in tenera età. Altrettanto ingiustificabile è oramai la trasmissione del contagio dalla madre al bambino, spesso reso vittima ancor prima di cominciare a vedere i contorni del mondo che lo circonda”.
La Giornata mondiale sull’HIV-AIDS 2011, secondo il dicastero vaticano, “deve costituire una nuova occasione per promuovere l’accesso universale alle terapie da parte dei contagiati, l’impedimento della trasmissione materno-infantile nonché l’educazione a stili di vita che comprendano anche un approccio realmente corretto e responsabile alla sessualità. È, questo, un momento privilegiato per rilanciare inoltre la lotta al pregiudizio sociale e per riaffermare la necessità di vicinanza morale, spirituale e, per quanto possibile, materiale a chi ha contratto l’infezione ed ai suoi familiari”.
“Nel lanciare questo nuovo appello all’impegno e alla solidarietà in favore di tutte le vittime dell’HIV-AIDS, sia dirette sia indirette, desideriamo ringraziare, in unione di spirito con il Santo Padre, tutti coloro che si prodigano, sovente da moltissimi anni, per soccorrerle. Si tratta di istituzioni, di realtà e di volontari ‘che operano nel settore della sanità e specialmente dell’AIDS’ e che realizzano ‘un lavoro meraviglioso e importante’, che meritano senza alcun dubbio il sostegno operativo e privo di vincoli ideologici da parte degli organismi e dei benefattori internazionali”.
Il messaggio, infine, esprime “vicinanza alle persone affette dall’HIV-AIDS ed a coloro che sono loro vicini, così come a tutti gli operatori sanitari che, anche esponendosi al rischio di contagio, prestano loro tutte le cure possibili nel rispetto della loro personalità e dignità”.
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