07/04/2012, 00.00
PAKISTAN
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Nella Passione di Cristo, il riscatto delle sofferenze dei cristiani pakistani

di Jibran Khan
In tutto il Paese la minoranza religiosa ha partecipato alle funzioni della Settimana, con la celebrazione della Via Crucis di ieri. Vescovo di Islamabad: la Croce sul Calvario luogo al quale guardare per alleviare i dolori. Per tutta la Quaresima i fedeli hanno promosso attività di caritativa e studio della Parola.

Islamabad (AsiaNews) - Nella sofferenza della Passione e morte in Croce di Cristo, i cristiani in Pakistan e in tutto il mondo trovano una risposta alle sofferenze e alle violenze di ogni giorno. È quanto afferma ad AsiaNews il vescovo di Islamabad/Rawalpindi mons. Rufin Anthony, in occasione del Venerdì Santo che precede la Pasqua di risurrezione. La minoranza locale è vittima di persecuzioni e attacchi mirati, che sono causa di morte ed emarginazione. Tuttavia, nelle difficoltà vissute da Gesù nelle ultime ore di vita i cristiani trovano la forza per riscattare il dolore. Per questo nel corso della giornata tutte le parrocchie e le chiese del Paese hanno promosso tre ore di adorazione e preghiera, con lettura di passi della Bibbia, sermoni e inni sacri poi - nel pomeriggio - la Via Crucis.

Il vescovo di Islamabad ricorda che i due momenti più importanti della fede cristiana sono "Natale e Pasqua, che celebrano la nascita e la resurrezione del Messia [...] morto e risorto per donarci vita eterna". Mons. Anthony spiega che Cristo è stato un maestro di "tolleranza, capacità di perdonare, pace e ora spetta a noi il compito di continuare la sua opera". Il prelato aggiunge che la Pasqua è "opportunità per lavorare assieme alle altre comunità e promuovere l'armonia interreligiosa". Nel dramma della Passione del Venerdì Santo, conclude, possiamo scorgere le sofferenze che avvengono nel mondo e per questo "quale altro luogo migliore esiste cui guardare, se non la Croce [di Cristo] sul Calvario".

Le celebrazioni della Settimana Santa hanno visto la partecipazione di moltissimi fedeli in tutte le città del Pakistan. Ogni parrocchia ha promosso incontri, meditazioni, messe e preghiere. Saqib Masih, cristiano di Lahore, spiega di aver digiunato per tutta la Quaresima e in occasione del Venerdì Santo, rinunciando "a tutto ciò che non era necessario".

Sadia John, di Islamabad, sottolinea che nel tempo di penitenza e Quaresima la comunità cristiana ha promosso ritiri spirituali, esercizi, ascolto della liturgia e attività di caritativa e di animazione missionaria. "Io stessa ha dato vita a un progetto - racconta ad AsiaNews - per garantire la scolarizzazione dei bambini delle baraccopoli, in modo gratuito, nel periodo di Quaresima. Il progetto proseguirà anche in futuro".

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