Nell'Anno della fede un pellegrinaggio per riaffermare il valore della famiglia
Città del Vaticano (AsiaNews) - Sarà un "momento importante di festa e di gioiosa testimonianza", nell'ambito dell'Anno della fede il Pellegrinaggio delle famiglie sulla Tomba di San Pietro a Roma, in programma il 26 e 27 ottobre prossimi.
Annunciato questa mattina, esso rientra tra le iniziative del Pontificio consiglio per la famiglia - che organizza insieme con il dicastero per la Nuova evangelizzazione - per riaffermare il valore fondante della famiglia in un mondo nel quale si vede "un impegno incredibile per edificare una società fatta di individui, gli uni separati dagli altri, ove l'io prevale sul noi, il singolo sulla società, e quindi i diritti dell'individuo su quelli della famiglia".
In tal senso, mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, che questa mattina ha illustrato le iniziative del dicastero nel periodo che va dalla Giornata di Milano dell'anno scorso a quella di Filadelfia del 2015.
"I dati statistici - egli ha osservato - sono unanimi nel rilevare che la famiglia si colloca al primo posto come luogo di sicurezza, di rifugio, di sostegno per la propria vita, e resta in cima ai desideri della stragrande maggioranza dei giovani. In Italia, ad esempio, circa l'80% dei giovani dichiarano di preferire il matrimonio (civile o religioso che sia), solo il 20% opta per la convivenza. Di questo 20% sembra che solo il 3% consideri la convivenza una scelta definitiva, l'altro 17% la pensa transitoria in attesa del matrimonio. E in Francia, i sondaggi rilevano che il 77% desidera costruire la propria vita di famiglia, rimanendo con la stessa persona per tutta la vita. La percentuale arriva all'84% per i giovani dai 18 a 24 anni.
Insomma, né la straordinaria accelerazione dei processi storici che sta sperimentando la nostra generazione, né la forte opposizione culturale che circonda la famiglia sono riusciti - per ora! - a recidere il profondo radicamento che ha nel cuore della gente. Il matrimonio e la famiglia restano una realtà fondamentale per la società, anzi, una buona notizia per la gente".
"Questa profonda verità che segna così radicalmente la vita umana viene come bastonata da una cultura che le è opposta". E' una "corsa all'individualismo" che sta "scardinando la famiglia, come pure le diverse forme di società. Per questo lo scardinamento della famiglia è il primo problema della società contemporanea, anche se pochi se ne rendono conto, tanto che si continuano a fare scelte, anche politiche e legislative, che portano le società sull'orlo dell'abisso".
"Si arriva a non riconoscere più nel matrimonio la radice della famiglia e in quest'ultima il fondamento della società, sovvertendo così una secolare antropologia".
Oggi la Chiesa, che ha raccolto l'eredità antica del matrimonio e della famiglia, "è preoccupata - talora in solitudine - per la crisi che il matrimonio e la famiglia stanno attraversando, anche perché è consapevole che ambedue sono un Vangelo, una buona notizia anche per gli uomini e le donne di oggi, spesso soli e privi di amore, di paternità, di sostegno. Sorprende perciò la superficialità con cui la Chiesa viene accusata di conservatorismo. Non si tratta di sostenere istituzioni superate, ma di pensare al futuro della stessa società umana. Semmai si potrebbe dire che siamo 'conservatori dell'avvenire', appunto, del futuro della società".
In questo quadro, le famiglie sono tenute a testimoniare "con l'esempio che è possibile e bello 'mettere su famiglia', che è decisivo per la propria e l'altrui vita poter sperimentare l'amore coniugale e l'amore familiare, che soli possono sostenere le difficoltà che immancabilmente accadono".
"C'è poi un grande lavoro da fare sul piano culturale: si tratta di operare per ridare valore ad una cultura della famiglia, perché torni ad essere attraente ed anche importante per la propria vita e per la società. E' un campo che richiede nuova intelligenza e nuova creatività. Si tratta di liberare il matrimonio e la famiglia da quella che chiamerei l'autosufficienza dei propri sentimenti. Non si possono togliere i confini assimilando il matrimonio e la famiglia a qualsivoglia forma di affetto. Né basta volersi bene per giustificare il matrimonio. Vanno poi smascherate le scelte sbagliate vestite di ragionevolezza. Si ritiene ad esempio che è impossibile pensare alla fedeltà matrimoniale 'per sempre'. Mi chiedo: perché si può dire for ever per la propria squadra di calcio e non per la propria moglie o il proprio marito? Evidentemente qualcosa non funziona. E che dire poi della consuetudine, non importa se voluta o imposta, della scelta di avere solo un figlio? Fra qualche anno: che ne sarà del termine 'fratello' o 'sorella'? E se passa la dizione 'genitore A' e 'genitore B'; mi chiedo: qual è la prima parola che i genitori si aspettano che il bambino dica?".