Nel mondo ancora violazioni, soprusi e violenze contro la libertà religiosa
Nel Rapporto 2006 di "Aiuto alla Chiesa che Soffre", l'Asia appare come il continente nel quale non solo la stragrande maggioranza degli Stati applica leggi che limitano in vario modo la libertà di religione, ma anche quello ove maggiore è il numero di persone che vedono violato tale loro diritto.
Roma (AsiaNews) - Si va dalla pena di morte per chi cambia religione all'obbligo di registrazione per tutte o alcune fedi, dal carcere per chi non aderisce alla religione di Stato all'obbligo di far parte di apposite "associazioni nazionali", dal divieto di portare qualsiasi simbolo della propria fede, al dovere di vestirsi secondo i canoni della religione di Stato. Violazioni, soprusi, violenze, anche nel 2005 il rispetto della libertà religiosa è stato largamente violato nel mondo. E' una realtà che, seppure con grandi differenze, riguarda tutti i continenti, come dimostra il Rapporto ACS 2006, presentato oggi a Roma.
Fonti di informazione dirette, testimonianze, documenti ufficiali, articoli di agenzie di stampa, quotidiani e periodici e notizie fornite dalle varie organizzazioni che si occupano di diritti umani contribuiscono alla stesura del Rapporto, realizzato dalla Sezione italiana di "Aiuto alla Chiesa che Soffre", che offre una panoramica mondiale, analizzando nazione per nazione tutti i continenti.
Dal Rapporto 2006 emerge una situazione ancora estremamente delicata sul fronte della libertà religiosa nel mondo.
L'Asia appare il continente nel quale non solo la stragrande maggioranza degli Stati applica leggi che limitano in vario modo la libertà di religione, ma anche quello ove maggiore è il numero di persone che vedono violato tale loro diritto. La Cina dà un pesante contributo a questo doloroso record, grazie alle leggi che obbligano i fedeli ad iscriversi in apposite associazioni controllate dal governo e consentono ogni genere di abuso verso chi non ne fa parte: arresti, torture, a volte fino alla morte, distruzione e vendite di edifici sacri. Ma la libertà religiosa non è violata solo nel Paese più popoloso del mondo, anche nel secondo, l'India, si sta verificando un progressivo restringimento degli spazi di libertà, con il crescente nazionalismo indù che da un lato moltiplica gli attacchi contro i cristiani (ci sono stati anche dei morti) e dall'altro promuove liberticide leggi "anticonversione". Ma restrizioni di varia gravità, legali o di fatto, ci sono anche in Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Brunei, Corea del Nord, Indonesia, Iran, Iraq, Israele, Laos, Maldive, Malesia, Myanmar, Pakistan, Sri Lanka, Territori palestinesi, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam e Yemen. Un capitolo a sé, in Asia, è rappresentato dalla minaccia del terrorismo, che spinge molti cristiani a scegliere la via dell'esilio in Occidente. È il caso dell'Iraq, dove solo da agosto a ottobre 2004, tra i 10mila e i 40mila cristiani hanno abbandonato il Paese, e della Palestina, in cui è alto il rischio di estinzione delle comunità cattoliche di rito orientale. Altrettanto preoccupante la situazione dell'Indonesia, dove terrorismo ed estremismo islamico, innestati su locali conflitti politici e interessi personalistici, rappresentano un reale ostacolo per la garanzia della libertà religiosa. A fine 2005 fonti interne alla pubblica sicurezza di Jakarta hanno avvertito dell'esistenza di almeno 3mila indonesiani pronti ad attacchi terroristici e suicidi in tutto l'arcipelago.
Anche in Africa, pur essendo cessate, dopo la fine di alcune guerre civili, le peggiori ondate di violenza che si sono avute in Angola, Costa d'Avorio e Sudan, resta il conflitto in Uganda e l'avanzata in alcuni Paesi dell'islam radicale, che porta con sé forti limitazioni alla libertà religiosa. Estremamente preoccupante la realtà attuale della Somalia e le prospettive di quel tormentato Paese.
Se da un lato, infatti, alcuni Stati, come Marocco e Tunisia, introducono principi che favoriscono la tolleranza, l'Algeria ha approvato una legge che punisce le conversioni dall'islam e in Egitto sembra radicalizzarsi lo scontro tra fondamentalisti islamici e cristiani copti. Difficili, ma non drammatiche, le situazioni che si registrano in Eritrea, Etiopia, Kenya, Libia, Malawi, Mauritania, Nigeria e Ruanda.
In America, invece, a parte Cuba ove restano limitazioni politiche alla libertà religiosa e il Venezuela, dove si temono sviluppi contrari al rispetto dei diritti civili, i problemi per i fedeli nascono soprattutto dall'azione dei centri che promuovono "diritti civili" come l'aborto e da atteggiamenti laicisti di alcuni partiti politici al governo. Così è stato in Brasile per l'aborto, in Canada per i "matrimoni" omosessuali, in alcuni Stati degli Usa per una distorta concezione della laicità delle istituzioni pubbliche.
Difficile, a diversi livelli, poi, in alcuni Stati, la vita per i gruppi religiosi che difendono e promuovono i diritti umani. Accade in Colombia, Ecuador, Giamaica e Messico.
Neppure l'Europa è del tutto esente da preoccupazioni per il rispetto della libertà religiosa. Qui i problemi vengono posti soprattutto dal diffondersi di un atteggiamento laicista e da un atteggiamento di "tutela" nei confronti della religione che permane in alcuni Paesi che facevano parte dell'Unione Sovietica. A quest'ultimo gruppo appartengono Bielorussia, Georgia, Macedonia, Moldova e Russia, anche se in quest'ultimo Paese si intravede qualche possibilità di evoluzione positiva.
Preoccupazioni per un atteggiamento laicista dello Stato, il Rapporto segnala in Belgio, Francia e Svezia. Un caso a sé è la Turchia, dove la volontà di aderire alla Comunità europea sta spingendo le autorità a passi avanti nel rispetto della libertà di religione, ma molto resta da fare, anche a livello di società civile, dove si notano segni di penetrazione dell'estremismo islamico, come dimostra l'assassinio del missionario italiano don Michele Santoro.
"Aiuto alla Chiesa che soffre" (ACS), Opera di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, monaco premostratense olandese, si contraddistingue come uno dei pochi Osservatori al mondo sulla libertà religiosa, nello spirito del servizio che svolge affinché la Chiesa possa svolgere la sua missione evangelizzatrice anche nelle zone di persecuzione e di maggiore difficoltà socio-economica.