Nel 2011 in Asia ci saranno 64 milioni di nuovi poveri
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Nei primi mesi del 2011 i prezzi degli alimenti sono saliti in media del 10% in molti Paesi dell’Asia, secondo i dati della Banca Asiatica per lo Sviluppo (Adb). La Banca ha ammonito ieri che il perdurare degli aumenti, insieme alla crescita del prezzo dei carburanti causato dalle proteste scoppiate in molti Stati del Medio Oriente e del Nord Africa, può generare una forte inflazione, far precipitare decine di milioni di persone nella povertà e ridurre la prevista crescita economica della regione fino all'1,5%.
Changyong Rhee, economista capo dell’Adb, osserva che anche se la gran parte delle economie asiatiche ha superato la crisi finanziaria globale degli scorsi anni, questi forti aumenti colpiscono “le famiglie povere nei Paesi asiatici in via di sviluppo, che già spendono oltre il 60% del loro reddito per il cibo” e che vedono “ridursi la loro possibilità di pagare le spese mediche e l’istruzione per i figli”.
Un aumento dei prezzi alimentari del 10% può significare circa 64 milioni di nuovi poveri, ovvero chi ha meno di 1,25 dollari al giorno per vivere. Anche perché l’Adb prevede che il costo degli alimenti rimarrà “molto volatile” nel breve termine, pure quale conseguenza della generale riduzione delle scorte di grano. Negli ultimi 12 mesi il prezzo del granturco è salito del 90% e quello della soia di circa il 40%, mentre è anche in forte aumento il riso.
I forti aumenti sono solo in parte conseguenza delle cattive condizioni atmosferiche e dei disastri che nel 2010 hanno colpito la produzione del cibo, come gli alluvioni in Pakistan e gli incendi in Russia e Ucraina. Altre cause sono fattori strutturali, come la debolezza del dollaro Usa (utilizzato come valuta internazionale di riferimento) e il crescente prezzo del carburante che ieri ha toccato i 111,57 dollari al barile, record da 31 mesi, con un aumento del 22% nel 2011.
Inoltre gli aumenti dei prezzi internazionali hanno indotto molti Paesi a imporre bandi alla esportazione dei propri prodotti alimentari, ridurre le imposte su questi generi, concedere sussidi a famiglie e agricoltori. Ma l’Adb ritiene che queste misure, seppure utili nel breve termine, possono essere fattori di ulteriori incrementi. Al punto che Rhee ammonisce che “per evitare questa crisi incombente, è importante che i Paesi [della regione] si astengano dall’imporre divieti alle esportazioni dei loro prodotti e invece rafforzino la rete dei servizi sociali”.
Rhee chiama questi Paesi dell’Asia a mettere al centro delle loro politiche “l’impegno per rendere stabile la produzione alimentare, con maggiori investimenti nelle infrastrutture agricole per aumentare i raccolti ed espandere le strutture per il loro immagazzinamento, per meglio garantire che il grano prodotto non vada sprecato”.