Negozi aperti a capodanno, per protesta contro le autorità cinesi
Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – A Lhasa sembra una giornata qualsiasi, non la maggiore festa tibetana. La gente ripete che “non c’è Losar [capodanno tibetano]. Hanno ucciso così tanta gente l’anno scorso”.
Nelle maggiori città tibetane non si vedono le usuali celebrazioni, né la folla che si reca ai monasteri. A Lhasa sembrano esserci più soldati nelle strade che fedeli nei templi. Molti monasteri non hanno nemmeno tenuto le usuali celebrazioni del Losar: del resto, intorno sono schierati i soldati cinesi, per timore che dai templi scaturiscano nuove proteste. Molti monaci sono stati portati via da mesi dai loro monasteri e debbono seguire corsi di rieducazione patriottica.
Un abitante di Kardze racconta che “le autorità hanno ordinato a tutti i negozi di restare chiusi il primo giorno del Nuovo anno tibetano. Ma la maggior parte hanno invece aperto la mattina presto”.
I tibetani hanno deciso di non festeggiare il Losar perché il 2008 è stato un anno tragico, a causa della repressione cinese, ancora in atto. Un altro residente di Kardze racconta a Radio Free Asia che le autorità cinesi “hanno offerto ai monasteri parecchie migliaia di yuan perché celebrassero il Losar. A Kardze ci sono oltre 30 monasteri e conventi. Nessuno ha accettato”.
Il Dalai Lama, nel messaggio per il Losar, ha ricordato come “l’anno scorso abbiamo visto centinaia di tibetani perdere la vita e molte migliaia imprigionati e torturati, per reprimere le diffuse proteste dei tibetani scontenti per la politica delle autorità”.
Invece la statale cinese Xinhua ha descritto una popolazione in festa come ogni anno, con spettacoli e banchetti. Ha riportato interviste edificanti su come ci sia armonia e serenità nella regione. La televisione ha mostrato fuochi d’artificio e le tipiche danze in costume, tra folle plaudenti.
Però Pechino non ha spiegato perché ha chiuso la zona ai turisti esteri e vi ha inviato altre decine di migliaia di soldati.