25/07/2008, 00.00
NEPAL
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Nazionalisti nepalesi chiedono le dimissioni del neo vice-presidente

di Kalpit Parajuli
All’indomani del giuramento ufficiale, montano le proteste perché Paramananda Jha ha pronunciato il discorso in lingua Hindi e ha indossato abiti della tradizione indiana. Il leader del Partito comunista del Nepal detta le sue condizioni per la formazione di un governo di unità nazionale.

Kathmandu (AsiaNews) – Proteste di piazza, un manichino bruciato e la richiesta di dimissioni immediate. All’indomani del giuramento ufficiale, il clima si surriscalda attorno alla seconda carica della neonata repubblica nepalese. Al centro della bufera il vice-presidente Paramananda Jha, colpevole secondo i nazionalisti di aver pronunciato il discorso in lingua “Hindi” e non in “Nepali”, idioma ufficiale della nazione, e di aver inoltre indossato abiti indiani invece dei costumi tipici della tradizione locale.

Nella serata di ieri, un folto gruppo formato da migliaia di nazionalisti ha intonato canti di protesta, ha dato fuoco a un manichino con le sembianze del vice-presidente Jha (nella foto), ne ha chiesto le immediate dimissioni e l’esilio. A fomentare le polemiche, vi sarebbe anche il suo coinvolgimento in un caso di contrabbando internazionale, ai tempi in cui egli ricopriva la carica di giudice della corte suprema del Paese. In seguito all’accusa e alle successive indagini Paramananda Jha ha lasciato l’incarico.

Paramananda Jha ha pronunciato il giuramento mercoledì 23 luglio davanti al presidente Ram Baran Yadav. In tale occasione ha utilizzato la lingua Hindi e ha indossato abiti della tradizione indiana. Elementi che hanno scatenato la reazione dei nazionalisti, che vedono con preoccupazione una possibile crescita dell’influenza “indiana” nel Paese. Sia il presidente che il suo vice, infatti, appartengono alla minoranza etnica del Madhesi, di origine indiana. I dimostranti promettono battaglia anche in futuro, se continuerà questa campagna contro “l’identità nazionale” nepalese.

Ieri intanto il leader del Partito comunista del Nepal Prachanda – il cui schieramento detiene la maggioranza nel Parlamento con 220 seggi su 601 – ha dettato tre condizioni per riprendere i colloqui volti alla formazione di un governo di unità nazionale: la fine dell’alleanza fra il Nepal Congress, vari partiti di ispirazione marxista-leninista e il Madhesi Janadhikar Forum; il rispetto delle proposte fatte dai maoisti sulle linee guida che dovrà seguire il nuovo governo; la certezza di restare al potere almeno due anni, il tempo necessario per redigere la nuova costituzione.

 

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