Natale a Kirkuk, i cristiani messaggeri di pace e speranza
Kirkuk (AsiaNews) – Cosa si attende l’Iraq dal Natale? Cosa si attende in questo periodo di Avvento? Abbiamo posto questa domanda ad alcuni nostri amici e mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk ci ha inviato la risposta che pubblichiamo sotto. Kirkuk, abitata da arabi, curdi e turcomanni, è contesa per le sue immense riserve di petrolio. Durante tutto l’anno non sono mancati nella città rapimenti, uccisioni e violenze contro i cristiani. Secondo lo stesso arcivescovo, i cristiani sono oggetto di violenze perché “vogliono avere un ruolo nella ricostruzione della nazione”.
Quest’anno tutte le attività nella nostra diocesi si concentrano sul messaggio del Natale: pace sulla terra e speranza agli uomini.
In queste settimane di Avvento, i sacerdoti cattolici e quelli delle altre Chiese cristiane si sono radunati insieme per una giornata di riflessione, preparandosi al Natale.
I giovani e le associazioni, da parte loro, hanno molto approfondito le basi della fede col catechismo. Tutti i fedeli si sono messi a disposizione per fare veglie di preghiera, visite agli ammalati, a coloro che sono isolati o disabili.
Nella situazione economica così difficile, i giovani della comunità Emmaus hanno raccolto doni e denaro per aiutare le famiglie povere, senza distinzione fra cristiani e musulmani.
Un giovane dottore mandaico (gnostico) ha ricevuto il battesimo.
I cristiani devono essere consapevoli della propria missione: i fedeli hanno il dovere di essere messaggeri della Buona Notizia, della pace e della speranza anche in Iraq e a Kirkuk. Affinché il messaggio sia ricevuto e ascoltata, occorre che lo amiamo e ci impegniamo a viverlo in una maniera concreta. L'esempio influisce più delle parole. La gente vede e si commuove.
Anche se nel Paese vi sono difficoltà e mancanza di sicurezza, i cristiani devono avere il coraggio di trasmetterlo senza paura e inquietudine, ma con tanta libertà e entusiasmo. Il cuore è pieno di fiducia in Colui che ci chiama, ci manda e ci accompagna perché è l’Emmanuele il Dio-con-noi.
Noi siamo messaggeri di gioia anche quando ci sono sacrifici e sofferenze e lacrime come in questa nostra terra irachena.
Per assimilare sempre più questo messaggio, è necessario vivere assieme con gli altri nella Chiesa. Il messaggero vero rimane fedele alla Tradizione della Chiesa e con essa rende testimonianza.
La Chiesa è il luogo in cui i fedeli condividono le loro esperienze spirituali e si sostengono gli uni gli altri nel rendere testimonianza.
* Arcivescovo caldeo di Kirkuk
30/07/2010