23/11/2019, 08.00
GIAPPONE-VATICANO
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Nagasaki: Dal Papa speriamo in un nuovo slancio nella diffusione del Vangelo

di Alberto Berra

Domani papa Francesco sarà a Nagasaki in visita al Museo dei Martiri giapponesi. Per il direttore, p. Domenico Vitali, da 55 anni in Giappone, il Museo è un elemento importante nella storia del Paese: “I martiri hanno portato un’altra visione del mondo”. Nella società secolarizzata, tutti sono occupatissimi: non c’è tempo per educare i figli.

Nagasaki (AsiaNews) – “Un nuovo slancio alla diffusione del Vangelo”: è il dono che p. Domenico Vitali, gesuita di 82 anni originario di Macerata, si attende da papa Francesco. Da oltre 55 anni in Giappone, p. Vitali ha lavorato a Tokyo e Hiroshima, e dal maggio 2018 è il direttore del Museo dei Martiri di Nagasaki. Il pontefice ha lasciato stamane la Thailandia e sta giungendo in Giappone, dove rimarrà fino al 26 novembre. Domani, 24 novembre, al mattino visiterà proprio il Museo dei Martiri. Questo sorge sulla collina di Nishizaki e comprende una vera e propria esposizione museale e una grande cappella.

All’interno sono esposti reperti storici unici sui 26 martiri di Nagasaki (fra cui Paolo Miki e alcuni bambini che sono andati gioiosi alla crocifissione) e sulla persecuzione contro i cristiani durata quasi tre secoli, fino all’era Meiji (1868). A Nagasaki furono scoperti i famosi “cristiani nascosti”, che per secoli hanno tramandato la loro fede di padre in figlio in modo sotterraneo, senza chiese, né sacerdoti.

P. Vitali accoglie i tanti pellegrini che arrivano in visita. Fra i giapponesi vi sono soprattutto studenti delle scuole cattoliche; tra gli stranieri vi sono coreani, taiwanesi, cinesi,.. Ecco l’intervista che ci ha rilasciato alla vigilia dell’arrivo di papa Francesco.

Padre, cosa si spera dalla visita di questo pontefice?

Il papa è figlio di immigrati che sono arrivati in Argentina. Ha vissuto questa esperienza; conosce per esperienza le difficolta’ per adeguarsi al nuovo Paese.

Si spera che la visita del Papa faciliti l’apertura verso gli immigrati, perché siano visti non come gente che dà fastidio, un peso, ma come persone che si possono integrare nella società giapponese, che possono aiutare ed essere utili.

Questo è il primo papa che ha preso il nome di Francesco. egli è stato attirato dalla prospettiva di san Francesco che chiama tutti “fratello” e “sorella” ed è stato il primo ad andare in amicizia verso gli islamici. Nessun papa precedente aveva osato prendere questo nome perchè comporta molta responsabilità. Chiama “fratello” il sole, “sorella” la luna. Ma questo vale non solo per la natura. Questa fratellanza è una bellezza che deve essere ancora più accentuata fra tutti gli uomini in terra.

Lei personalmente cosa spera?

Mi aspetto un nuovo slancio nella diffusione del vangelo qui in Giappone perché mi sembra che siamo un po’ in decadenza. La prima missione del papa è annunciare il vangelo di Nostro Signore, e questo è anche il primo compito che noi abbiamo come Chiesa in Giappone. Perciò mi aspetto uno stimolo in questo senso. La Chiesa in Giappone oggi stenta a crescere e ho l’impressione che lo slancio missionario sia diminuito.

Cosa rappresenta il museo dei martiri per il Giappone?

Il Giappone non vede la storia dei martiri come una storia sua, giapponese; non la considera una componente importante della sua storia, ma la vede come qualcosa che è venuta dall’occidente ed è scomparsa. Ma essa è un elemento importante nella storia giapponese perchè i martiri hanno portato un’altra visione del mondo; hanno portato il cristianesimo che insegna a vedere le cose in una maniera molto diversa.

I martiri hanno sacrificato la vita per essere sinceri a se stessi. Sono una testimonianza che abbiamo una coscienza personale da seguire. Hanno dato la vita per qualcosa che si può conoscere attraverso la fede, per un Dio che non è un re passeggero, ma Colui che ha creato tutto.

E per la Chiesa universale?

I martiri sono importanti per creare la coscienza che la Chiesa è stata fondata ed esiste per tutti i popoli e nazioni. I martiri di Nagasaki sono una conferma della verità e dell’autenticita’ della fede non solo al tempo dei romani, al tempo di Nerone. Per gli stessi motivi di allora i martiri giapponesi hanno dato la vita. Perciò in cristianesimo non è stato qualcosa di passeggero, ma di duraturo; si è mostrato veritiero nella storia della umanità.

Dal tempo dei martiri, la Chiesa giapponese sembra procedere con lentezza e fatica…

Lentezza e fatica perchè non affonda le radici così profondamente come le aveva prima delle persecuzioni. Allora c’erano quasi più cristiani che adesso.

In questi mesi è cambiato l’imperatore. Il fatto che l’imperatore sia legato allo shintoismo è un fatto che incide in modo molto profondo in Giappone. Ciò potrebbe essere un altro motivo per cui è difficile per il cristianesimo entrare in Giappone.

E i giovani? Si convertono al cristianesimo ?

I giovani che si convertono al cristianesimo sono pochi anche perchè in Giappone si è persa la forza di educarli. Noi gesuiti, per esempio, avevamo 4 collegi e vi vivevano più di 10 padri in ogni collegio. Dai collegi uscivano molti cattolici ed anche vocazioni.

Ora c’e’ solo un padre che lavora e insegna nei collegi e stanno calando le persone impegnate nel campo educativo. Anche l’Europa e l’America hanno perso il senso di evangelizzare e comunicare il cristianesimo agli altri Paesi.

Papa Francesco sognava divenire come missionario in Giappone, ma non ha potuto ( per motivi di salute). Come Papa, che impatto ha in questo Paese?

Ha un grande impatto sul tema della pace e della bomba atomica. Come i papi precedenti ha preso una posizione chiara contro la bomba atomica e le armi nucleari.

Come si vive la fede in una società così avanzata e secolarizzata?

Una società secolarizzata non apprezza i valori spirituali e religiosi. E’ una società occupatissima: lo sono tutti, dai più piccoli ai più grandi. Anche se stanno in casa, continuano a usare telefonini, internet, etc.. Perfino nelle famiglie cristiane non si riesce ad educare oggi i bambini.

I “cristiani nascosti” hanno educato invece i loro bambini per 250 anni, e anche nelle persecuzioni sono riusciti a conservare la fede ed educare i loro bambini in casa.

non so se il Papa toccherà questo tema dell’educazione, però è molto importante.

I martiri sono stati talianche come frutto di questa educazione cristiana. Sono stati educati in casa e sono morti a Tsuwano. A Tsuwano, Mori-chan ( una bambina di 6 anni) ha saputo rispondere alle guardie. Queste le promettevano che se rinunciava a Gesù Cristo, le avrebbero dato dei dolci. Mori-chan ha risposto: “Non voglio i vostri dolci perchè in paradiso ne avrò di migliori”. Educare così una bambina di 6anni, oggi è quasi un’impresa impossibile: non ci riusciamo.

Ma i cristiani possono ancora essere lievito in questa società?

Io penso di sì, ma abbiamo bisogno di essere aiutati e speriamo che il Papa ci stimoli.

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