Nagasaki, 61 anni fa la bomba atomica
L'anniversario cade nel mezzo delle tensioni internazionali per i programmi nucleari di Iran e Corea del Nord. Il sindaco critica le grandi potenze, che "non fanno sforzi concreti per frenare la corsa agli armamenti". Messa speciale ad Urakami, prima della bomba la più grande cattedrale d'Asia.
Nagasaki (AsiaNews) Critiche a Iran e Corea del Nord per i loro programmi nucleari, ma anche condanna alle potenze nucleari, Stati Uniti in testa, per non essere riusciti a fermare la proliferazione nucleare. A pronunciarle è il sindaco di Nagasaki, la città giapponese che oggi ricorda il 61esimo anniversario della bomba atomica che cadde nella città, portando alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Alle 11:02 (ora locale), momento preciso dell'esplosione, più di 4500 persone, dal premier Junichiro Koizumi ai sopravvissuti fino ai giovani delle nuove generazioni, si sono fermati in silenzio a pregare. All'alba, invece, come di tradizione, la comunità cattolica di Nagasaki si è riunita nella cattedrale di Urakami, in periferia, per partecipare ad una messa speciale.
L'anniversario di Hiroshima, (6 agosto) e quello di Nagasaki coincidono quest'anno con le rinnovate minacce di sviluppo di programmi nucleari da parte di Corea del Nord e Iran.
Nel suo discorso il primo cittadino Iccho Ito ha lanciato un forte appello alla comunità internazionale, affinché faccia passi concreti per arginare la proliferazione. "Cosa sta facendo il genere umano? Il regime mondiale di non-proliferazione rischia il collasso", avverte il sindaco. Il dito è puntato anche contro "il Pakistan, che ha annunciato di possedere armi nucleari e Israele, che si ritiene ne sia già in possesso". "A 61 anni dal bombardamento la città di Nagasaki è piena di rabbia e frustrazione continua le potenze nucleari non stanno facendo sforzi concreti per ridurre la corsa agli armamenti".
Il primo ministro Koizumi ha poi ricordato che "il Giappone, l'unico Paese nella storia ad aver vissuto un bombardamento atomico, ha la responsabilità di continuare a raccontare la sua esperienza alla comunità internazionale".
Il 9 agosto 1945 la bomba al plutonio soprannominata "Fat man" uccise all'istante più di 70mila persone a Nagasaki, dove viveva anche una folta comunità cristiana. Alle 11:02 nella cattedrale di Urakami, erano presenti 30 fedeli e 2 preti, impegnati nelle confessioni: morirono tutti e l'edificio bruciò per l'intensità del calore sprigionato. Su 12 mila cattolici della zona, ne rimasero uccisi 8500. Al bilancio finale delle vittime si aggiunsero altre 60 mila, morte nel corso dell'anno. Secondo le stime della città, il numero totale dei decessi per quelle radiazioni è arrivato oggi a 140.144. Ogni anno se ne aggiunge qualche migliaio.
A Urakami, all'epoca la cattedrale più grande dell'Asia, continua però a rimanere un segno di speranza e un monito alla pace: dall'anno scorso in una cappella costruita per l'occasione, è esposta ai fedeli la cosiddetta "Madonna bombardata". Si tratta della testa di una statua lignea della Vergine sopravvissuta all'atomica e delle cui radiazioni porta ancora segni evidenti. La testa è stata ritrovata tra le macerie, mentre del corpo non è rimasta traccia.