Myanmar: a picco democrazia, diritti umani ed economia
A quasi 2 mesi dalla deposizione del premier Khin Nyunt, l'ala intransigente della giunta militare continua a rafforzarsi: purghe nell'esercito e pugno di ferro con i democratici.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) Democrazia, diritti umani ed economia sembrano aver imboccato un tunnel senza luce. La deposizione del premier Khin Nyunt, il 19 ottobre scorso, ha dato il via libera all'ala più intransigente della giunta militare, che secondo analisti potrebbe condurre il paese verso il baratro.
Dopo aver accusato l'ex premier di corruzione, il generale Than Shwe, capo dello Stato, ha iniziato purghe contro le figure più vicine alle posizioni apparentemente moderate di Khin Nyunt. La maggior parte degli ambasciatori sono stati richiamati a Yangon per un briefing formale, ma quelli più legati a Khin Nyunt e all'ex ministro degli Esteri Win Aung, anche lui dimesso a ottobre, hanno perso l'incarico. A novembre, i media di Stato hanno definito "ritiro", la deposizione del colonnello Tin Hlaing, ministro degli Interni e di U Tin Win, ministro del Lavoro. Entrambi erano gli ultimi sostenitori dell'ex premier nel Gabinetto e gli unici ministri ad avere ancora rapporti con diplomatici e organizzazioni internazionali. Khin Nyunt era anche capo di uno speciale corpo di intelligence militare; dopo la sua caduta centinaia di membri del National Intelligence Bureau sono stati arrestati e accusati di corruzione. Fonti diplomatiche a Yangon parlano di circa 2 mila militari in prigione, pochi altri "ritirati" e altri fuggiti al confine. Ufficialmente la giunta spiega questi fatti con un giro di vita contro la corruzione all'interno dei servizi segreti militari, ma osservatori politici parlano di purghe nell'esercito per consolidare il potere della linea dura.
L'ex premier era disposto al dialogo con i democratici all'opposizione; anch'essi subiscono ora le conseguenze del cambio di potere. Secondo analisti politici, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), guidata dal premio Nobel Aung San Suu Kyi, sarà sempre più emarginata all'interno del presunto processo democratico avviato dalla giunta: gli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi sono stati prolungati di un anno e tra i detenuti liberati nelle recenti ondate di scarcerazioni promesse dal governo, sono pochi i dissidenti politici. In molti si chiedono se la NLD non avrebbe fatto meglio a partecipare alla convenzione nazionale di aprile, chiamata dal governo per redigere la costituzione, piuttosto che dichiararla "illegittima". Osservatori a Yangon dichiarano che la NLD avrebbe avuto maggiore possibilità di azione se fosse rimasta all'interno del sistema, come "parte del processo". Il partito democratico dichiara che la giunta avrebbe trovato comunque il modo di escluderlo dalla road map verso la democrazia.
L'arresto dell'ex premier ha aumentato le pressioni della comunità internazionale sul paese, che si ripercuotono sull'economia nazionale, già provata da anni di dittatura e sanzioni dall'estero. Un diplomatico occidentale ha spiegato che "Khin Nyunt e il suo corpo di intelligence militare, ormai smembrato, erano la colla che teneva insieme il sistema economico e il governo". Il diplomatico ha dichiarato che l'intelligence fungeva da nodo di smistamento per le attività commerciali interne e controllava il 100% dei principali scambi con Cina, India e Thailandia. In Myanmar confluiscono ingenti investimenti stranieri e asiatici, soprattutto per risorse di gas naturale, ma al paese manca una chiara politica economica interna. Nel febbraio 2003, 14 gruppi di servizi finanziari che operavano fuori dalle regolamentazioni governative hanno provocato una crisi delle banche perché non sono riusciti a pagare gli investitori.