Myanmar, Croce Rossa costretta a chiudere 5 centri
Si occupavano di aiuti umanitari alle minoranze etniche; dopo il divieto di visitare i prigionieri politici, la giunta mette fine al lavoro dell'agenzia nel Paese.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) La giunta militare birmana ha ordinato la chiusura di 5 centri della Croce Rossa nel Paese, mettendo fine al lavoro umanitario dell'agenzia internazionale nelle aree dove più acuto è il conflitto etnico. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC), a cui già era stato vietato visitare i numerosi prigionieri politici in Myanmar, fa sapere che negli ultimi mesi ha dovuto ridurre il suo impegno nel Paese a pochi progetti rivolti a persone che hanno subito amputazioni.
In un comunicato stampa sul suo sito Internet, l'ICRC denuncia che i programmi di assistenza ai civili nelle aree di confine popolate dalle minoranze etniche, dove da decenni è in atto una strisciante guerra civile, "sono stati in un primo momento ostacolati e in seguito del tutto impediti". "L'ICRC - si legge nel comunicato - condanna la decisione delle autorità birmane di chiudere i suoi centri sul campo". "Questo - continua - mette a rischio il lavoro umanitario già portato a termine in nome dei più vulnerabili tra la popolazione, in particolare dei detenuti e degli abitanti delle zone più sensibili del Paese".
L'agenzia con sede a Ginevra sta comunque cercando di riprendere un "dialogo costruttivo" con la giunta sul tema degli aiuti e delle visite nelle carceri, ma finora ogni sforzo è risultato vano. L'ultimo incontro tra il presidente del ICRC, Jakob Kellenberger, e l'ambasciatore del Myanmar presso le Nazioni Unite a Ginevra si è svolto lo scorso 17 novembre. Al momento non vi sono commenti ufficiali da parte della giunta.
Da decenni l'ex Birmania è sotto dittatura militare; al governo centrale, responsabile di violazioni dei diritti umani e del collasso economico, si oppongono decine di milizie formate su base etnica. Secondo l'Onu, il Myanmar detiene più di 1100 prigionieri politici.