Musulmani indonesiani: Papa Francesco è un agente di speranza per la pace, in Siria e nel mondo
Jakarta (AsiaNews) - Cattolici e musulmani indonesiani si uniscono all'appello di Papa Francesco per la pace in Siria, sottolineando che "le armi non rappresentano la soluzione per dirimere i conflitti" ma finiscono solo per "acuire il circolo della guerra". Rilanciata dai vertici della conferenza episcopale (Kwi), l'iniziativa del pontefice ha raggiunto anche i non cristiani nel Paese musulmano più popoloso al mondo ed è stata accolta con favore. Attivisti, personalità islamiche e professori sottolineano all'unisono che tutte le iniziative volte a "fermare l'escalation del conflitto" vanno sostenute con vigore, a partire proprio dalle "organizzazioni musulmane".
Domenica scorsa durante l'Angelus papa Francesco ha indetto una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria per il prossimo 7 settembre, perché "scoppi la pace in Siria, nel Medio oriente e nel mondo". Un appello diretto anche ai "credenti di ogni fede e anche a coloro che non credono", già raccolto da personalità cristiane e non, vicine al popolo siriano e pronte a sostenere e rilanciare l'impegno per la fine del conflitto.
Il mondo musulmano indonesiano plaude all'iniziativa del pontefice (e della Chiesa), che viene giudicato "un agente di pace e di speranza". Aan Anshori, coordinatore del movimento Islamic Anti-Discrimination Network (Jiad) con base a East Java, la provincia col maggior numero di musulmani moderati, parla di "decisione seria" presa dal Papa e attuata dalla "moderna Chiesa cattolica", in prima fila per difendere "la pace nel mondo". La Chiesa, aggiunge, riesce a incentivare anche il mondo musulmano nel perseguire questo obiettivo ed è "ancora una volta un punto di svolta a livello politico".
Apprezzamento e condivisione dell'iniziativa lanciata da papa Francesco arrivano anche da Sumanto Al Qurtuby, leader della sezione Nordamericana del Nahdlatul Ulama (Nu), movimento musulmano moderato indonesiano. Tutti devono sostenere, afferma l'attivista islamico, gli sforzi - di natura politica e religiosa - volti a fermare le violenze in Siria. "Faccio mie le parole del Papa - aggiunge - secondo cui le armi non rappresentano la soluzione per porre fine al conflitto. Questa sua decisione va sostenuta con forza".
Anche i vescovi hanno risposto con entusiasmo e convinzione all'appello di pace e preghiera del Papa, diffondendolo fra le comunità e i fedeli. L'arcivescovo di Semarang mons. Johannes Pujasumarta si è subito rivolto alla comunità diocesana, ricevendo una "forte adesione". "La mia personale invocazione - ha sottolineato il prelato - è rivolta ai fedeli di tutte le religioni, perché si uniscano a questo movimento per la pace nel mondo, ma soprattutto in Siria" dove la guerra civile ha causato centinaia di migliaia di morti e seminato devastazione e orrore.
Mons. Julianus Sunarka, vescovo di Purwokerto nello Java centrale, ha rilanciato pure lui l'appello usando i media - internet, giornali, tv - della diocesi. Dall'arcidiocesi di Semarang arriva la nota di p. Aloysius Budi Purnomo, responsabile della Commissione interreligiosa, secondo cui papa Francesco ha mostrato una volta di più di essere un "uomo di speranza e compassione". Egli è una costante "fonte di ispirazione" nel cercare di rendere il mondo "un posto migliore".