Musharraf in Europa baratta i diritti umani con la lotta al terrorismo
di Vincenzo Faccioli Pintozzi
E’ iniziato ieri con un incontro pubblico il tour europeo del presidente pakistano, che dice di voler cambiare l’immagine negativa del suo Paese ma non parla del sistema giudiziario decapitato e definisce “ossessiva” l’attenzione occidentale per i diritti umani e per la democrazia.
Bruxelles (AsiaNews) – Le prossime elezioni parlamentari, la democrazia, la libertà di espressione ed il terrorismo di matrice islamica: sono questi i nodi che il presidente pakistano Musharraf deve sciogliere nel corso degli 8 giorni che compongono la sua visita ufficiale alle istituzioni europee, per ottenere un mandato di credibilità da parte dell’Occidente non americano e la legittimazione del suo ruolo a presidente. A prima vista, per mantenere buoni i rapporti fra Pakistan ed Europa, sembra siano sufficienti alcune vaghe promesse ed un adeguato sostegno alle politiche economiche europee.
I primi colloqui ufficiali tenuti dal leader pakistano, mostrano infatti che né Islamabad, né Bruxelles hanno intenzione di affrontare a fondo i temi relativi ai diritti umani. Nell’incontro con la stampa ed i membri del Parlamento europeo, svoltosi ieri mattina nella capitale belga, Musharraf ha dichiarato di volere “più di ogni altro” elezioni “libere e democratiche” ed ha promesso di rispettare il risultato delle urne, atteso per la seconda settimana di febbraio. Tali elezioni parlamentari, attese da diverso tempo, sono tuttavia falsate dal boicottaggio lanciato dall’opposizione e, soprattutto, dall’omicidio della leader popolare Benazir Bhutto avvenuto alla fine di dicembre.
Dopo la sua dichiarazione di buona volontà, Musharraf ha chiesto all’Occidente di “capire la difficile situazione interna del Pakistan” e, di conseguenza, “interrompere l’ossessiva campagna a favore dei diritti umani e della democrazia”. L’ex comandante in capo delle forze armate pakistane ha poi risposto alla domanda di un europarlamentare sul terrorismo: ha sottolineato il “ruolo primario” svolto dal suo Paese nella lotta al fenomeno ed ha assicurato di voler mantenere “con ogni mezzo” l’influenza di al-Qaeda lontana dai confini nazionali. Tuttavia, ha aggiunto, “questo conflitto costa molto alla nazione in termini di diritti umani e democrazia”. In pratica, egli ha suggerito di attenuare le richieste di democrazia della comunità internazionale in nome di un bene superiore, la lotta all’estremismo islamico.
Il presidente ha ricordato che il Pakistan “affronta un aumento del terrorismo interno, che costa vite umane, ed una talebanizzazione della propria società che rischia di minare l’intero equilibrio dell’area”. Di questi fenomeni egli ha poi accusato il vicino Afghanistan che, presidiato dal contingente internazionale, ha allontanato di pochi metri i leader della guerriglia islamica: “Sono loro che portano oscurantismo ed intolleranza in entrambi i nostri Paesi, e la loro presenza in Pakistan deriva dalla loro cacciata dall’Afghanistan”.
Musharraf non ha però accennato alla facilità con cui le milizie talebane riescono ad allontanarsi dalle zone tribali dei confini afgani per scendere fino alla valle dello Swat, dove lo scorso mese hanno persino distrutto delle statue millenarie del Buddha. Il mancato intervento dell’esercito contro questi guerriglieri va ricondotto all’assenza di militari dalla zona: richiamati nelle metropoli dopo il colpo di Stato presidenziale, essi hanno lasciato il terreno ai fondamentalisti.
Nessun accenno nemmeno allo strapotere delle oltre 4 mila scuole islamiche, le madrasse, che fino a un anno fa hanno goduto di un regime fiscale privilegiato e di protezione militare. Per tutta risposta, esse hanno ringraziato il governo organizzando sanguinose proteste interne, chiedendo l’introduzione ufficiale della sharia e l’allontanamento dal Paese di ogni minoranza religiosa non islamica.
Tutti questi fenomeni negativi – ha assicurato Musharraf - “non hanno alcuna influenza sull’economia interna, che continua a crescere: negli attentati degli scorsi mesi non sono mai morti degli stranieri, che nel nostro territorio vengono rispettati, data la loro importanza dal punto di vista economico. Un’importanza che, spero, continuerà ad aumentare”. È probabile che quest’oggi, in un incontro al World Economic Forum di Davos (Svizzera), Musharraf chieda proprio un incremento degli investimenti internazionali in Pakistan.
Ieri il presidente ha anche incontrato la Commissione esteri del Parlamento europeo e, a porte chiuse, il presidente Javier Solana ed il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer. A tutti egli ha assicurato la fine della dittatura militare ed il rispetto dei processi democratici, ma non ha risposto alle domande sul sistema giudiziario in Pakistan , dove il presidente della Corte Suprema, Iftikhar Chaudhry, è stato da lui allontanato e definito “un uomo corrotto ed inetto, che lavora per distruggere tutto ciò che il Pakistan ha costruito nel tempo”.
Chaudhry, considerato un giudice laico e da sempre contrario alla dittatura militare con cui Musharraf ha retto il Paese negli ultimi 7 anni, ha invece raccolto attorno a sé tutta l’opposizione del mondo giudiziario ed intellettuale del Paese. Nel corso delle violente manifestazioni contro la decisione di allontanarlo dal suo incarico, svoltesi per tutto il mese di novembre, la polizia ha arrestato oltre 4mila avvocati e giudici indipendenti.
Lo scopo di Musharraf è far cambiare all’Europa “la visione distorta e negativa che il mondo ha del Pakistan attuale”. Finora sembra che vi stia riuscendo: in nome della lotta al fondamentalismo e dell’economia, l’Europa sembra disposta a credergli.
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