Mumbai “ferita” ricorda le bombe ai treni
di Nirmala Carvalho
Ieri il primo anniversario degli attentati in cui morirono 187 persone. Cittadini di ogni credo hanno portato fiori nelle stazioni ferroviarie dove avvennero le esplosioni. Vescovo di Vasai: necessario impegno dei leader religiosi nel “condannare ogni terrorismo” e promuovere il “vero volto” della religione.
Mumbai (AsiaNews) – La città di Mumbai ha ricordato ieri il primo anniversario del violento attentato che l’11 luglio 2006 colpì diversi convogli di treni pendolari facendo 187 vittime. Sette bombe esplosero nell’arco di 15 minuti in differenti stazioni ferroviarie nell’ora di rientro da lavoro. Oltre 700 presone rimasero ferite; dell’attacco la polizia indiana ritiene responsabile un gruppo terrorista affiliato al Lashkar-e-Toiba, che ha sede in Pakistan.
Per ricordare il tragico evento, uno dei vagoni distrutti l’anno scorso, riparato e rimesso sulle rotaie, è partito dalla stazione di Churchgate alle 18.24, l’ora esatta in cui è avvenuta la prima deflagrazione. Cerimonie di commemorazione si sono svolte anche nelle altre 6 stazioni ferroviarie: dalla Mahim station – nel centro della città - fino alla Mira Road station - alla periferia ovest. I cittadini di ogni religione hanno reso omaggio alle vittime con fiori e accedendo candele.
Mons. Thomas Dabre, vescovo di Vasai e presidente della Commissione episcopale per la dottrina e la teologia, ribadendo la “condanna di ogni atto terroristico” invita tutti i “leader religiosi ad unirsi alle proprie comunità ed insieme dialogare per rivelare il vero volto della religione, abusata invece dai terroristi”.
Nelle bombe ai treni di Mumbai il vescovo ha perso 70 fedeli della sua diocesi e ne ha visti 200 feriti. “Mentre alcune ferite si rimarginano con il tempo – dice il presule – altre non potranno mai guarire del tutto, parlo delle ferite psicologiche dei sopravvissuti o di chi ha perso i propri cari”. “La religione – conclude – promuove la pace, mentre i terroristi la utilizzano per uccidere e chi ci va di mezzo sono sempre i più poveri, i semplici cittadini. Per questo noi, come guide religiose, abbiamo il dovere di denunciare in modo chiaro questi mezzi criminali e ingiustificabili”.
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