Multa per gli organizzatori di “Banned Religion”, ritenuta offensiva dal Patriarcato di Mosca
Il direttore del museo Sacharov e il curatore della mostra condannati a pagare circa 5mila euro a testa. La sentenza ha scatenato le proteste della società civile, che denuncia l’influenza del Patriarcato di Mosca. La raccolta conteneva immagini ritenute blasfeme. Il pm aveva chiesto 3 anni di carcere. I legali annunciano il ricorso in appello.
Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Alla fine la sentenza è arrivata, ma non soddisfa né la società civile, né la Chiesa russo-ortodossa. La vicenda della controversa mostra, “Banned Religion” – tenutasi nel 2006 a Mosca – si è conclusa con una condanna in primo grado agli organizzatori. Niente carcere, solo una multa, ma il caso ha infuocato l’opinione pubblica in Russia, dove si grida all’influenza del Patriarcato di Mosca sulla decisione del tribunale distrettuale di Tagansky a Mosca e alla minaccia che questo rappresenta per la libertà d’espressione nel Paese. Yuri Samodurov - 58 anni direttore del museo Sacharov che ospitava l’esibizione - e Andrei Yerofeyev - 54 anni, il curatore – dovranno pagare multe per circa 5mila euro a testa. I legali dei due imputati hanno già annunciato che faranno appello.
Per Samodurov (nella foto) ed Erofeev il procuratore aveva chiesto tre anni, “colpevoli” di aver generato lo scandalo con varie immagini trasgressive, tra le quali un Cristo testimonial di McDonald's con lo slogan “questo è il mio corpo”. L'organizzazione ultraortodossa Narodni Sobor e altre associazioni di credenti avevano alzato subito la voce contro la mostra. La vicenda aveva suscitato proteste anche all'estero. Amnesty International si era pronunciata a difesa di Samodurov ed Erofeev.
Lo scorso 12 luglio, pur evitando il carcere, il tribunale ha però ritenuti i due, colpevoli di atti “volti a incitare all'odio per motivi religiosi” organizzando una mostra le cui opere usavano un “linguaggio osceno”.
Il caso ha riacceso la polemica - apertasi nel 2004 con la mostra “Caution, Religion” (vedi AsiaNews) - sul tentativo della Chiesa ortodossa di porsi come “guida ideologica e politica nel Paese”, influenzando anche la giustizia civile. Il Patriarcato di Mosca, dopo il verdetto, ha reso noto il suo disappunto per una “sentenza troppo morbida” e ha auspicato - per bocca del capo del dipartimento per l’Informazione Vladimir Legoyda - che “mostre del genere non vengano mai più organizzate in futuro in Russia”. (NA)
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