Mosul, continua il martirio dei cristiani iracheni
Mosul (AsiaNews) – Ancora sangue cristiano a Mosul: ieri, martedì 7 ottobre, padre e figlio sono stati ammazzati nel quartiere di Sukkar mentre lavoravano. Amjad Hadi Petros e il figlio sono morti perché “colpevoli di essere cristiani” in una terra dove si registra ormai una “persecuzione sistematica”. In un secondo attacco, registrato in un altro quartiere della città, un gruppo fondamentalista è penetrato in una farmacia e ha ucciso un assistente anch’egli di religione cristiana.
Ieri vi avevamo raccontato dell’esecuzione, lunedì 6 ottobre, di Ziad Kamal, 25enne disabile e proprietario di un’attività commerciale in città. Il giovane, affetto da handicap, possedeva un negozio nel quartiere di Karama; egli è stato prelevato da un gruppo armato all’interno del suo negozio e condotto in un luogo poco distante, dove è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. E ancora, sabato 4 ottobre, altri due uomini erano stati barbaramente assassinati in due diverse zone di Mosul: Hazim Thomaso Youssif, di 40 anni, era stato freddato di fronte al negozio di abbigliamento di sua proprietà, mentre un giovane di 15 anni, Ivan Nuwya, era stato ucciso a colpi di pistola nel quartiere di Tahrir, davanti alla soglia di casa, di fronte alla locale moschea di Alzhara.
Una fonte anonima di AsiaNews a Mosul denuncia la “persecuzione sistematica” contro la comunità cristiana il cui unico desiderio è quello “di vivere in pace”, mentre da tempo è vittima di “esecuzioni mirate” a causa della “fede”. La fonte ribadisce “il silenzio” sui media locali e nella comunità internazionale “sul martirio” compiuto ai danni dei cristiani di Mosul e in tutto l’Iraq, e parla di una “solidarietà di facciata” mentre nel concreto non vi sono passi tangibili che dimostrino la precisa volontà di migliorare la situazione.
Il dato più preoccupante è che i fondamentalisti islamici – ai quali vengono imputati i recenti attacchi – sembrano aver preso di mira una parte ben precisa della comunità cristiana: i proprietari di negozi e attività commerciali nella cittadina a nord dell’Iraq. Un segnale chiaro dei terroristi che mirano a sradicare la comunità cristiana, azzerarne le attività economiche e costringere la popolazione ad andarsene.
Quest’oggi l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha voluto lanciare un appello a favore dei cristiani di Mosul, che stanno abbandonando la città a causa degli attacchi registrati negli ultimi giorni. Di seguito le parole pronunciate da mons. Sako, che preside il Comitato dei vescovi iracheni per il dialogo interreligioso:
“Appello ai nostri fratelli della comunità di Mosul
Ciò che sta accadendo nella famosa città di Mosul, ai cittadini Cristiani in relazione a persecuzioni , rapimenti, minacce e omicidi, è motivo di rammarico e fonte di preoccupazione. Il livello di civiltà, fraternità e coesistenza pacifica nella città di Mosul era esemplare. Per questo la nobile popolazione di Mosul non deve darla vinta a persone che perpetrano atti che violano i diritti di cittadini pacifici e leali. È anche una violazione dell’unità nazionale, che è un fattore essenziale soprattutto in questi periodi in cui il nostro Paese è sotto occupazione.
I cristiani dell’Iraq sono indigeni e non hanno nulla a che vedere con i complotti che regnano nel Paese e non sanno nulla di ciò che avverrà in futuro. Essi non vogliano altro che una vita dignitosa e pacifica. Essi vogliono cooperare con tutti al fine di costruire stabilità per il bene del Paese e dei suoi cittadini, come hanno sempre fatto nel corso della storia.
Lanciamo un appello a tutti gli uomini onesti e di buona volontà perché respingano questi attacchi e preservino la presenza Cristiana nella storica città. Il profeta Maometto ha raccomandato ‘il buon vicinato’. Questo auspicio è ancora valido e riguarda tutti i musulmani”.(DS)