Mosca rinuncia a convenzione internazionale contro la corruzione
L’aveva sottoscritta nel 1999. La corruzione diventa “norma sociale”, un comportamento non passibile di punizione. Circa 10 anni fa iniziavano le proteste anticorruzione di Aleksej Naval’nyj. Putin completa la campagna a difesa dei suoi sostenitori. È mutazione genetica del codice penale con nuove forme di “immunità” per i potenti.
Mosca (Asia) – Il presidente Putin ha proposto alla Duma di approvare un nuovo progetto di legge sulla “denonsatsija” (denuncia-rinuncia) degli accordi internazionali derivanti dalla Convenzione sulla responsabilità penale per la corruzione. È il primo dei 48 Paesi che l’hanno sottoscritta nel 1999 a tirarsi fuori, accentuando l’isolamento internazionale, ma soprattutto accettando la corruzione come “norma sociale”, un comportamento non passibile di punizione.
La guerra di Putin, che oggi imperversa in Ucraina, era iniziata 10 anni fa in patria contro le proteste giovanili, animate dal Fondo anti-corruzione di Aleksej Naval’nyj, che oggi langue nel lager di Melekhovo, in condizioni di salute sempre più cagionevoli. Il sistema corrotto degli oligarchi e delle bande criminali è la vera reazione alla “depravazione occidentale”, che costringeva a sottoporsi a norme molto rigide per essere ammessi ai mercati internazionali.
Nella nuova legge si precisa infatti che il motivo del rifiuto della convenzione sta nell’emarginazione della Russia dal “Greco”, il Group of States Against Corruption, decisa dal Consiglio d’Europa il 23 marzo scorso, un mese dopo l’invasione dell’Ucraina. I membri del gruppo sono i Paesi che hanno firmato gli accordi del 1999, ma l’aggressione ha privato la Russia del diritto di valutare le attività degli altri Paesi.
La nuova legge putiniana denuncia tale “discriminazione” nei confronti della Russia, che porta a “false accuse” nei confronti dei suoi funzionari e imprenditori. Si mette fine in questo modo anche a tutte le inchieste contro le malefatte della casta di potere in Russia, dopo aver soffocato e perseguitato ogni mezzo d’informazione che le denunciava con leggi sugli “agenti stranieri”, e la chiusura delle associazioni attive in campo sociale.
Le campagne contro i “palazzi di Putin”, le scarpe e le ville di Medvedev e il lusso di tanti potenti hanno quindi provocato la “vendetta” interna ed esterna del regime. L’ultimo scandalo dei giorni scorsi era stata la denuncia di fondi segreti appartenenti alla famiglia del governatore di San Pietroburgo, Aleksandr Beglov, e nelle scorse settimane erano state rivelate le proprietà nascoste per svariati milioni del comandante delle truppe russe in Ucraina, il generale Sergej Surovikin.
Proprio a Capodanno Putin aveva già fatto un “regalo” a tutti i suoi sudditi più fedeli, liberando i funzionari statali dall’obbligo della dichiarazione dei redditi “durante lo svolgimento della operazione militare speciale”. Come ha scritto su Twitter l’attuale guida del Fondo di Naval’nyj in esilio, Ivan Ždanov, “il prossimo passo sarà l’inserimento della corruzione come norma costituzionale”.
Secondo i navalnisti, l’attuale generazione al potere sta invecchiando in modo sempre più deprimente, e “non hanno altri metodi per mantenersi al potere, non gli servono i meccanismi democratici”, commenta Ždanov. La Convenzione anticorruzione ha lo scopo di unificare le sanzioni criminali contro questa piaga sociale, permettendo ai Paesi membri di aiutarsi nella ricerca dei mezzi per contrastarla attraverso le frontiere, oggi invece “tutti questi meccanismi sono stati gettati nella fossa”, osserva Ilja Šumanov, direttore di Transparency International–Russia, assicurando che “ci possiamo dimenticare di ogni scambio d’informazioni”.
Il Greco non avrà più modo di controllare l’osservanza in Russia delle pur minime norme di correttezza nelle transazioni finanziarie e negli schemi commerciali, un ulteriore segnale della Russia di “non sottomissione agli standard internazionali” a tutti i livelli. La denonsatsija entra in vigore tre mesi dopo l’annuncio, e dalla primavera si cominceranno a vedere le conseguenze reali della decisione putiniana, che priverà i cittadini russi di ogni strumento di difesa dalla corruzione imperante. Sarà una “mutazione genetica del codice penale”, assicura Šumanov, con nuove forme di “immunità” dei privilegiati e dei potenti.
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