Mosca mette in scena la diplomazia del disastro
Mosca (AsiaNews) – La Russia va in soccorso al Giappone del dopo-tsunami; fino a un mese fa esso era un acerrimo nemico tacciato di estremismo per la pluridecennale disputa sulla Kurili del Sud, arcipelago russo che Tokyo reclama a sé. Non solo aiuti umanitari, con l’invio finora di circa 180 soccorritori e il sostegno dei tecnici nucleari dell’agenzia per l’energia atomica Rosatom. Mosca ha offerto al vicino nuove forniture energetiche per supplire al deficit di produzione nucleare seguito all’incidente alla centrale di Fukushima. Tende la mano a Tokyo, mentre guarda con appetito alle commesse per la ricostruzione del dopo sisma, quando saranno necessari metalli e materie prime in abbondanza.
Il presidente Dmitri Medvedev ha reso noto che sono già in corso colloqui per forniture aggiuntive di gas, elettricità e anche carbone: “Stiamo studiando la possibilità di aumentare le forniture, malgrado i contratti siano già stati firmati per questi prodotti”. Il vicepremier Igor Sechin, responsabile per il settore energetico, ha fornito una prima valutazione del nuovo fabbisogno giapponese dopo il disastro: sino ad oggi l'energia nucleare copriva il 30% dei consumi, il gas il 17% e il carbone il 22%, ma “dopo gli incidenti alle centrali atomiche questo quadro cambierà”. Gazprom - ha affermato Sechin - intende fornire al Giappone 100mila tonnellate di gas naturale liquefatto (Gnl) sia in aprile che a maggio, mentre dal cosiddetto ‘Lontano oriente russo’ - che ha disponibilità energetica in eccesso - possono essere re-indirizzate 6mila tonnellate di Megawatt di elettricità. Mosca, inoltre, si è detta disponibile anche ad aumentare le forniture di carbone.
Il momento è quello della “diplomazia del disastro”, col ministro degli Esteri Sergi Lavrov che si è dimostrato possibilista sul raggiungimento di un trattato di pace con Tokyo, ancora non firmato ufficialmente dopo la Seconda Guerra mondiale proprio per la controversia sulle Curili del Sud. Poco prima, il capo della diplomazia del Cremlino aveva deposto fiori davanti all’ambasciata giapponese a Mosca, teatro in passato di numerose manifestazioni di gruppi nazionalisti.
Gli analisti per ora non si sbilanciano sulla possibilità di una pace in tempi brevi. “Di certo, sostiene Alexander Lukin – esperto di Giappone all’Università di Affari internazionali di Mosca - la catastrofe renderà le Curili una ‘non questione’ almeno per i prossimi due anni”. Le stime dei danni causati dal sisma e dallo tsunami ammontano a 35 miliardi di dollari, cifra destinata con molta probabilità a salire. Secondo Vladimir Zhukov, analista della giapponese Nomura Holdings, del disastro potrebbero trarre giovamento grandi gruppi metallurgici russi come Evraz, che fornirebbe materiale per la ricostruzione, ma anche i produttori di carbone come Mechel, che coprirebbero il deficit di nucleare con combustibile fossile.
Intanto, la fuga radioattiva dalla centrale nucleare di Fukushima spaventa Mosca. Oggi le autorità hanno iniziato a predisporre il piano di evacuazione per gli abitanti delle isole Sakhalin e delle Kurili, al centro di una disputa territoriale fra i due Paesi.