Mosca alla conquista della Mongolia ricca di oro, carbone e rame
Ulaan Baatar (AsiaNews/Agenzie) – La Russia cerca di incrementare i rapporti economici e la collaborazione con la Mongolia, per assicurarsi le sue grandi risorse minerarie come l’uranio. Ma esperti attendono di vedere se Ulaan Baatar abbandonerà la sua tradizionale politica “multipolare” che cerca buone relazioni con Mosca e Pechino, ma anche con Stati Uniti e altri Paesi.
Il premier russo Vladimir Putin ha visitato la Mongolia il 13 maggio siglando accordi per 7 miliardi di dollari, soprattutto per espandere l’insufficiente rete ferroviaria del Paese. In cambio di queste opere, Mosca ha ottenuto licenze per lo sfruttamento della miniera di rame e carbone Tavan-Tolgoi e per quella di rame e oro Oyu-Tolgoi.
Secondo esperti l’obiettivo della Russia è soprattutto l’uranio, necessario per i molti nuovi impianti energetici che il Cremlino vuole costruire. Per questo Mosca vuole aumentare la collaborazione con la Mongolia e già a marzo le ha concesso finanziamenti al settore agricolo per 300 milioni di dollari.
Putin ha anche discusso con Sanj Bayar, premier mongolo, la possibilità di operare gli scambi commerciali con le rispettive valute: questo creerebbe una maggior richiesta del rublo e sarebbe un primo passo verso il vecchio obiettivo russo di costituire un blocco commerciale di libera circolazione del rublo.
La scoperta delle grandi ricchezze minerarie ha aumentato l’importanza della Mongolia. Ma il Paese subisce in pieno gli effetti della crisi finanziaria mondiale e il governo ha scarsa liquidità. Il prestito di 229 milioni di dollari deliberato dal Fondo monetario internazionale sembra insufficiente.
Ora si aspetta di vedere le mosse della Mongolia. Il Paese, stretto tra Cina e Russia, ha sempre cercato di avere rapporti con entrambe. In epoca recente, poi, ha aumentato le relazioni con Stati Uniti (spesso definiti: “la nostra terza frontiera”) e Giappone, ma anche con il Kazakistan. Ulaan Baatar potrebbe avere interesse ad incrementare i rapporti con la Russia anche per bilanciare l’attuale forte presenza economica cinese.