Mosca al tavolo dei Brics, ma per esperti è fuori luogo
Mosca (AsiaNews) - I leader dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) sono riuniti per il loro quarto summit in programma dal 28 al 29 marzo a New Delhi. Al tavolo di quelle economie per cui Goldman Sachs aveva coniato il fortunato acronimo, a detta degli esperti la Russia è quella che dovrebbe sentirsi più fuori luogo. Le mancano tutte quelle caratteristiche che accomunano gli altri quattro membri del gruppo: elevata popolazione, forte crescita del Pil e attrazione sugli investitori esteri.
Rispetto a Cina e India con una crescita in frenata, ma pur sempre al 7,5% e al 6,9%, la Russia si ferma al 3,5%. Con le economie avanzate come quella europea, che versano in piena crisi e a rischio stagnazione, la Federazione - che nel Vecchio Continente ha il suo principale mercato di sbocco - rischia grosso. Soprattutto perché il bilancio statale dipende fortemente dalle risorse naturali e dal prezzo del greggio.
A differenza di tutti gli altri Brics, la Russia non è riuscita ad ampliare la sua base di prodotti esportati negli ultimi dieci anni. Il petrolio e il gas naturale, che "rappresentavano meno della metà delle esportazioni nel 2000 - scrive la Banca Mondiale - in dieci anni hanno finito per rappresentare i due terzi del totale dell'export, con un altro 15% relativo ad altri minerali, mentre solo il 9% riguarda export di alte tecnologie, prodotte principalmente dalla industria delle Difesa".
Da tempo, il premio Nobel, Nouriel Rubini, sostiene che la Russia non meriti più di essere inclusa nei cosiddetti "fantastici cinque". Parlando a febbraio a un convegno economico a Mosca, Roubini ha avvertito che senza serie riforme strutturali serie, l'economia russa crescerà troppo lentamente nei prossimi anni. Secondo il professore della New York University, il dato di crescita reale nel prossimo futuro sarà di poco superiore allo 0,5%, anche per il preoccupante calo demografico di cui soffre il Paese. La Russia, a suo dire, deve ancora riprendersi dalla pesante crisi del 2008-2009, prima della quale il suo tasso di crescita viaggiava intorno all'8%, con nulla da invidiare a quello cinese.
Il modello economico russo, inoltre, potrebbe rivelarsi fragile senza un afflusso consistente di investimenti privati diretti, una reale campagna di privatizzazioni, una diminuzione della burocrazia e della presenza dello Stato sull'economia. Secondo un rapporto della Banca Mondiale sull'economia russa, l'assenza di concorrenza sul mercato interno, dominato dalle aziende pubbliche, che assorbono il 17% della forza lavoro, scoraggia sia la competitività sia la produttività.
26/07/2018 14:36