Mons. Savio Hon: Ordinazioni episcopali senza mandato del papa, un segno del vuoto di ideali e della lotta nel Partito
Città del Vaticano (AsiaNews) - La notizia di una nuova ordinazione episcopale senza mandato papale ad Harbin mostra "incoerenza" fra i proclami liberali del governo e le azioni dell'Associazione patriottica. Tale incoerenza è segno della lotta interna al Partito fra l'ala liberale e quella che vuole invece conservare tutto il potere come è avvenuto negli ultimi decenni. Così mons. Savio Hon Taifai legge la situazione in cui versa la Chiesa e la società cinese alla vigilia di un'ordinazione episcopale illecita nell'Heilongjiang, che né le comunità, né il candidato vorrebbero. Il segretario della Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli prega perché questo gesto che "ferisce la Chiesa e il papa" non avvenga, e si unisce alle preghiere e ai digiuni degli stessi fedeli di Harbin. Egli spera che anche il candidato rimanga fedele al papa, rifiutando l'ordinazione.
Per mons. Hon, il Partito comunista cinese, svuotato di ideali sociali, è divenuto un coacervo di "gruppi di interessi" che lottano fra loro. Per questo è importante stabilire delle regole comuni per il rispetto reciproco. Le religioni possono offrire alla società cinese valori superiori al semplice materialismo dei soldi e moralità nell'educazione. Ecco l'intervista completa rilasciata ad AsiaNews.
Nei giorni scorsi AsiaNews ha pubblicato la notizia che ad Harbin (Heilongjiang) si sta preparando una ordinazione episcopale senza il mandato del papa. Il candidato sarebbe il 48enne p. Giuseppe Yue Fusheng. Ma a quanto pare questa ordinazione è voluta solo dal governo: né la Chiesa, né il candidato vogliono farla. Qual è la sua reazione?
Per ora l'ordinazione episcopale è solo una possibilità. Ad ogni modo, nel caso avvenisse, vorrei dire che l'ordinazione episcopale illegittima è un fatto molto, molto grave. Esso ferisce tutta la Chiesa e soprattutto la Chiesa in Cina. Ferisce anche il Santo Padre perché questo gesto usurpa il potere apostolico del papa. Questo potere è concesso a Pietro e ai suoi successori dal Signore stesso. Per questo la nomina dei vescovi tocca il cuore della Chiesa. Non dovrebbe mai avvenire una cosa simile.
La mia prima reazione è quella di pregare perché ciò non avvenga. Anzi, ho saputo che pure i fedeli di Harbin stanno pregando e perfino digiunando perché sia cancellata questa ordinazione senza il mandato pontificio. La nomina dei vescovi da parte del papa è una garanzia per l'unità della Chiesa.
Venendo al candidato, il p. Yue, possiamo dire che a questa "carriera episcopale" egli stato è appoggiato e spinto dal governo e da una parte della comunità ufficiale già da 10 anni. Ma penso che lui stesso non voglia diventare vescovo senza il mandato del Santo Padre: se avesse voluto, avrebbe potuto esserlo già da tempo. Io ho fiducia che questo fratello tenga presente la fedeltà alla Chiesa e al Signore. Nel ministero episcopale è indispensabile questa fedeltà. Prego per lui, che rimanga in questa decisione di fedeltà al papa, senza provocare confusione e divisione nella comunità.
Negli ultimi due anni sono avvenute tre ordinazioni episcopali illecite a Chengde, Leshan e Shantou. Quali frutti o conseguenze provocano?
Ci sono diversi problemi. Il primo è che queste ordinazioni creano confusione e divisione nel popolo cristiano cinese, fra gli ufficiali e i non ufficiali. Soprattutto fra i nuovi battezzati, vi sono quelli che non capiscono e restano interdetti. Purtroppo, questa confusione capita anche fra le comunità non ufficiali. Molti di loro hanno sempre dato una splendente testimonianza di fedeltà alla Chiesa. Ma alcuni hanno difficoltà a perdonare queste situazioni, forse per la fragilità umana o qualche altro motivo, e vanno all'altro estremo, non compatibile con i valori evangelici.
Una ordinazione illegittima ferisce anche le speranze di dialogo fra governo cinese e Chiesa di Cina. E pure la Santa Sede rimane interdetta: la Cina di oggi, così moderna e tollerante in tanti aspetti, rimane invece indietro sullo sviluppo della Chiesa cattolica. Pechino non riesce a capire che la nomina dei vescovi è una prerogativa dei cattolici e non dello Stato. Se si deve dare libertà alla Chiesa in Cina, si deve dare libertà anche al papa di scegliere i candidati all'episcopato. Tutti questi gesti hanno oscurato la speranza di rapporti fra Santa Sede e Cina. Prima si vedeva forse qualche lumicino, ora si vede solo oscurità.
La libertà religiosa e di scegliere i vescovi sarebbe un bene anche alla società cinese....
Certo. Tutti ammirano lo sviluppo della Cina causato dalle riforme economiche: si dice che circa 300 milioni di cinesi sono riusciti a raggiungere un livello di vita decente, superando una fase di sottosviluppo. Ma tale sviluppo materiale, compiuto in poco tempo, ha creato anche molti problemi sociali. Il famoso detto di Deng Xiaoping, "Non importa che il gatto sia bianco o nero, basta che catturi i topi", crea problemi alla società perché sottintende che "il fine giustifica i mezzi". Ma questo criterio può essere spietato verso gli altri. Anche Confucio dice: "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te". Ciò significa che non sempre il fine può essere giustificato dai mezzi! Invece, il pragmatismo del "gatto bianco o nero", porta all'inquinamento dell'ambiente e della morale. Per questo in Cina oggi è necessario un lungo processo di educazione per istillare il rispetto degli altri. Se non c'è una educazione per la persona, la famiglia, la società, va a finire che si parla solo di potere e di soldi.
In questo la Chiesa e le religioni potrebbero dare un contributo da dare alla società cinese.
Certo. Le religioni in Cina hanno ancora un forte ruolo per guidare il grande cambiamento del Paese. E il vangelo è ancora molto attuale e urgente per la Cina.
Con le ordinazioni illecite si assiste a uno strano mescolamento: vescovi in comunione col papa obbligati a partecipare ad ordinazioni illecite; ordinazioni volute dalla Santa Sede a cui partecipano - anche se non invitati - vescovi illeciti. Secondo alcuni osservatori questa pare essere una vera e propria azione politica per distruggere i criteri di ortodossia e di verità nella Chiesa, e allentare i legami col papa...
L'Associazione patriottica ha un'agenda molto precisa su come avere più controllo sulla Chiesa. Questa mescolanza dei vescovi, per azzerare la differenza fra leciti e illeciti, obbedienti e scomunicati, fa parte di questa strategia. Ma mi domando: a che vale che l'Associazione patriottica continui in questo progetto di costruire una Chiesa "indipendente", una ennesima edizione del protestantesimo?
Questa sembra non essere l'intenzione del governo che invece sottolinea sempre più spesso l'importanza di un maggiore liberalismo nella società. E quindi, se i cattolici scelgono i vescovi attraverso il papa, bisogna lasciare lo spazio ai cattolici di vivere da cattolici.
Vuol dire che c'è incoerenza fra i proclami liberali del governo e le azioni dell'Associazione patriottica?
Sì. Tale incoerenza è un segno della lotta di potere che si sta consumando all'interno del Partito. Ormai il Partito non è più sostenuto da un'ideologia e da un progetto sociale; il socialismo o il marxismo non esistono più. Qual è dunque lo scopo del controllo sulla Chiesa? Il potere: chi ha esercitato finora il potere lo vuole conservare. Il Partito è ormai costituito da gruppi di interessi che lottano per il proprio tornaconto e si combattono fra di loro.
Onestamente non so fino a quando potranno mantenere un sistema di questo tipo. Se si parla di interessi o gruppi di interessi, prima o poi, dovrebbero mettere delle regole per farli coesistere in maniera pacifica, rispettosi gli uni degli altri.
Il cosiddetto partito dei "principini" (Taizitang, "Crown-prince's Party") è basato su questa difesa a oltranza del potere dei figli dei grandi del Partito. Ma occorrono delle regole. Tanto più che ormai gli ordini del governo centrale non arrivano più alla periferia. Non siamo più ai tempi di Mao Zedong. Ora Pechino può dire una cosa e in qualche provincia si fa tutt'altro. Per questo occorre condividere le responsabilità e i poteri, stabilendo qualche regola e qualche valore.