Mons. Saldanha: parole del papa sostegno per i cristiani, sotto shock per l’assassinio Bhatti
Per l’arcivescovo di Lahore i fedeli “continueranno la lotta contro la legge sulla blasfemia” avviata dal ministro per le minoranze. Domani in cattedrale messa di suffragio. Per una vera convivenza serena e pacifica in Pakistan “ci vorrà ancora molto, molto tempo”. La debolezza di politici e governo non favorisce modifiche alla “legge nera”.
Lahore (AsiaNews) – I cristiani pakistani continueranno la lotta avviata dal ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti – assassinato da un commando estremista il 2 marzo scorso – contro leggi che promuovono divisioni e violenze nella società. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore, che domani alle 4 del pomeriggio presiederà una messa di suffragio per il parlamentare cattolico. La comunità è “triste e sotto shock” per la brutale esecuzione, conferma il prelato, ma la “vicinanza” manifestata da papa Benedetto XVI è fonte di felicità e sollievo.
Durante l’Angelus da piazza san Pietro, Benedetto XVI ha onorato la memoria del ministro pakistano, ricordandone “il commovente sacrificio della vita”. “Chiedo al Signore Gesù – ha detto il papa – che il commovente sacrificio della vita del Ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità”.
Interpellato da AsiaNews, mons. John Saldanha, che è pure presidente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp), conferma che “i cristiani sono felici per il sostegno e la vicinanza di Benedetto XVI”, il quale ha più volte parlato a favore della libertà religiosa e delle minoranze perseguitate. “Tuttavia vi è una frangia del Paese – spiega il prelato – che considera la posizione del papa una interferenza” nelle questioni interne e “non intende ascoltare le sue parole”; in particolare, i partiti religiosi” sono contrari a interventi o ingerenze nella politica del Paese”.
L’arcivescovo di Lahore spiega che “la comunità cristiana pakistana è triste e sotto shock” per la morte di Shahbaz Bhatti, che ha sempre “mostrato grande impegno” per i deboli e le minoranze. La legge sulla blasfemia, conferma il prelato, è “la radice di tutti i problemi” ed è per questo che “la combattiamo con tutta la nostra forza”, come ha fatto il ministro federale pagando con la propria vita. “I politici e il governo – afferma mons. Saldanha – hanno mantenuto finora un atteggiamento di debolezza”, che non ha permesso modifiche o cambiamenti alla legge nera, divenuta un pretesto per dirimere controversie personali.
Il presidente di Ncjp annuncia per domani “alle ore 16 in cattedrale, una messa e una preghiera speciale in memoria di Shahbaz Bhatti”, presieduta dall’arcivescovo stesso. I cristiani, spiega mons. Saldanha, hanno “buoni rapporti” con la maggioranza delle persone; tuttavia, “ci vorrà molto, molto tempo per costruire relazioni di convivenza serene”, che consentiranno la nascita di un Pakistan davvero multietnico e multiculturale. “Oggi le relazioni – conclude il prelato – sono segnate da episodi di violenza, i moderati manifestano solidarietà, ma la frangia fondamentalista controlla la mente delle persone, fomentando attacchi e abusi”.
Ieri in diverse zone di Lahore si sono tenute manifestazioni di protesta per la morte di Shahbaz Bhatti, crivellato con 30 colpi di arma da fuoco. I manifestanti hanno invocato modifiche alla legge sulla blasfemia e altre norme che discriminano le minoranze religiose in Pakistan. L’ala di minoranza del Pakistan People’s Party (Ppp), partito di governo, di cui era membro il ministro per le Minoranze, ha organizzato manifestazioni cui hanno partecipato attivisti per i diritti umani, donne e bambini, appartenenti a fedi religiose diverse, tra cui i musulmani. Molte le voci di protesta contro politici bollati come “voltagabbana”; fra questi Maulana Fazul Rehman, che “solo un mese fa era contrario a modifiche” alla “legge nera” e ora “apre a possibili discussioni”.
Più tranquilla, invece, la situazione a Karachi, dove non si è parlato dell’omicidio del ministro federale durante le messe domenicali di ieri. I sacerdoti hanno chiesto preghiere per il Pakistan, la leadership politica e il futuro del Paese, ma non vi sono stare menzioni esplicite alla morte di Bhatti. (DS)
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