Mons. Sako: la Sharia non sarà legge fondamentale
Il vescovo di Kirkuk parla ad Asia News e spiega: sunniti al governo, perché sciiti e curdi da soli non possono governare.
Kirkuk (AsiaNews) La partecipazione sunnita al neonato governo iracheno ci sarà e nel Paese non sarà adottata la Sharia. E' quanto afferma mons. Louis Sako, vescovo di Kirkuk, che ha analizzato per AsiaNews le prospettive del Paese dopo le elezioni irachene. Anche se l'affluenza alle urne da parte sunnita, a suo parere, è stata scarsa, ci sono comunque candidati eletti per l'etnia, che rappresenta il 20 % della popolazione. Ci sarà la partecipazione al governo, dice Sako, perché gli sciiti e i curdi non possono governare soli; anche se i grandi leader religiosi non si sono schierati riguardo alle elezioni, la popolazione sunnita verrà rappresentata.
Per il vescovo, originario di Mossul, "non ci sarà guerra civile perché non è nella natura irachena". A suo parere, poi, i crimini che sono all'ordine del giorno in Iraq "non hanno matrice politica", e sono commessi da criminali comuni. La scorsa settimana, continua il vescovo, sono stati arrestati 400 criminali a Mossul: in televisione hanno confessato di aver effettuato rapimenti solo per soldi, senza ordini politici. "Si tratta dei criminali liberati da Saddam prima della guerra, reietti che non hanno nulla da perdere e si ributtano sul furto e l'omicidio; non hanno motivazioni né politiche né religiose".
Sulla possibilità di adottare la Sharia all'interno del Paese, Sako non ha dubbi: all'interno della nuova classe dirigente è troppo forte la componente laica e secolare, che assolutamente non accetta la legge religiosa come cardine per il nuovo Iraq.
La democrazia in Iraq, spiega il prelato, è possibile solo "con la coordinazione delle forze, la partecipazione totale di tutti i gruppi all'interno del Paese e la tolleranza religiosa".
I cristiani avranno un ruolo all'interno della leadership irachena: per Sako, hanno sbagliato a candidarsi con 4 liste diverse, dividendo così i voti, ma questo è solo un "errore per chi è ancora inesperto di democrazia". I rappresentanti cristiani che sono stati eletti ai seggi nazionali hanno capito la lezione, e prepareranno un fronte unitario per le prossime urne. (VFP)