18/09/2007, 00.00
SRI LANKA
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Mons. Ranjith incontra le Tigri Tamil e le invita ad aderire al processo di pace

di Melani Manel Perera
Il segretario della Congregazione vaticana per il culto divino e la disciplina dei sacramenti racconta ad AsiaNews il suo colloquio con il capo dell’ala politica dell’LTTE che si dice pronto a tornare alle trattative, ma alle condizioni del cessate il fuoco del 2002.
Colombo (AisaNews) – L’esame della difficile situazione dei profughi e un colloquio con il capo dell’ala politica delle Tigri Tamil, (LTTE) S.P. Thamilselvan, per affrontare il problema delle famiglie che hanno lasciato le loro case e raccomandare passi in direzione della pace sono il bilancio della visita compiuta nella zona di Madhu, in Sri Lanka, da mons. Malcolm Ranjith, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, accompagnato da mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar e da padre Demian Fernando, direttore della Caritas dello Sri Lanka.
 
Intervistato da AsiaNews, mons. Ranjith rivela che secondo Thamilselvan , nell’incontro avvenuto il 13 settembre ha sostenuto che “colloqui di pace sono possibili, ma negoziando solo sulla base delle condizioni concordate nel 2002”, ma che la prosecuzione dell’offensiva militare del governo contro l’LLTE, senza rispetto verso la comunità internazionale, la sta facendo diradare. “Non eravamo andati – spiega l’arcivescovo - per incontrare S.P.Thamilselvan, ma per i problemi dei profughi. E’ in questo quadro che ci siamo visti e abbiamo parlato anche del punto di vista della LTTE sulla situazione attuale del Paese”.
 
Qual è la loro attuale posizione?
“Sottolineano l’importanza di portare avanti l’accordo del 2002 per il cessate il fuoco così come i colloqui di pace. Ma dice che andranno al tavolo dei negoziati solo alle condizioni concordate nel 2002”.
 
E cosa pensano dell’attuale situazione del Paese, specialmente guardando all’offensiva lanciata dall’esercito nelle zone di Toppigala e Silavathura?
“Non abbiamo parlato proprio dell’offensiva, perché non volevamo parlare di conflitto, uccisioni e simili, ma riflettere sulla situazione attuale del Paese. Thamilselvanha espresso il suo rammarico per la scelta militare del governo, invece di misure di pace. Ma non ci è sembrato che fossero indeboliti o atterriti dai continui attacchi militari. 
Thamilselvan ha detto che loro non vogliono ballare a capriccio degli altri, ma vogliono pagare pan per focaccia. Ma ha avvertito: se l’offensiva continua le LTTE riprenderanno la loro lotta e questa coinvolgerà l’intero Paese… .
 
Lei, in quanto leader religioso, come ha reagito a queste affermazioni?
“Io l’ho sollecitato ed abbiamo fatto del nostro meglio per convincerlo a seguire il processo di pace, andando avanti con la loro prassi di tolleranza, senza tornare agli attacchi. Ma ha detto che sta finendo la loro sopportazione verso le continue offensive militari governative contro di loro. Ed ha aggiunto che una volta il ministro per la difesa ha dichiarato che l’LTTE era confinato in un’area limitata intorno al 15 per cento e che i suoi leader darebbero stati condotti a Colombo in una gabbia. Ma ha aggiunto che l’LTTE è in grado di riprendersi in meno di sei mesi le zone che ha perso e non bisogna interpretare il loro silenzio e la loro pazienza come una sconfitta”.
 
Qui si è molto parlato della dichiarazione critica sulle misure antiterrorismo che lei ha fatto quando ha incontrato il presidente Rajapaksa. Può chiarirci la questione?
“Sì. Io non ho mai detto di apprezzare qualcosa che sia connesso con la guerra. Non sono andato dal presidente per dire cose di questo genere. Egli è un mio vecchio amico e chiaramente il nostro era un incontro tra due amici e non un colloquio ufficiale. Ho parlato dei rapporti bilaterali tra Santa Sede e Sri Lanka… e del mio lavoro lì… in particolare gli ho dato alcune opinioni sui problemi dei migranti dello Sri Lanka e l’ambasciata. E abbiamo discusso di quali servizi possono essere dati ai migranti.
Abbiamo parlato anche dell’attuale situazione nel nord e nell’est del Paese ed ho espresso la mia preoccupazione sulla necessità della pace e gli ho detto che ora è bene andare ai colloqui di pace attraverso vie pacifiche e lui mi ha illustrato alcuni problemi che sta incontrando. Mai ho espresso apprezzamento o raccomandato il terrorismo, così come la guerra. Non ho mai detto queste cose, ho sempre aperto bocca per la ‘Pace’”.
 
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