Mons. Paul Tan: la politica in Malaysia cerca lo scontro fra religioni
Il presule di Melaka-Johor sostiene che sono alcuni politici i responsabili delle numerose controversie che hanno coinvolto la fede cristiana di recente. Rigetta le accuse di proselitismo lanciate da un funzionario: “Credo che gli interessi dei musulmani siano protetti meglio se i loro rappresentanti dicono la verità, che non facendo ipotesi allarmistiche”.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Il vescovo cattolico di Melaka-Johor, Paul Tan Chee, sj, accusa i politici malaysiani di fomentare l’odio interreligioso, contrariamente a quanto sentono e pensano i cittadini comuni, che non vogliono dividersi su una frontiera religiosa: “Conoscono la saggezza del vedere gli altri come esseri umani presi nella bellezza e nel travaglio della vita umana ordinaria. Tristemente, dei politici devianti, e conniventi vedono le cose in maniera diversa”. Il presule risponde ad alcune domande pubblicate su “Free Malaysia Today”. Secondo Paul Tan, i politici sono responsabili delle numerose controversie che hanno coinvolto la fede cristiana di recente. “Questo è dovuto alle manipolazioni e alla duplicità dei politici in caccia di voti alle spese dei creduloni e degli ignoranti”, ha detto il vescovo.
La disputa sul termine “Allah” per indicare Dio nella Bibbia, il blocco delle Bibbie in lingua locale e il presunto complotto cristiano per indebolire lo status dell’islam nel Paese sono questioni che hanno creato problemi fra cristiani e governo (22/07/2011 Malaysia: i cristiani non possono usare “Allah” per definire Dio). Nel frattempo il governo della Malaysia e la Santa Sede stanno lavorando per allacciare relazioni diplomatiche, in seguito alla visita compiuta dal Premier a Benedetto XVI. (27/07/2011 Stabiliti i rapporti diplomatici tra Santa Sede e Malaysia).
L’episodio di conflitto più recente riguarda un’incursione in una chiesa la settimana scorsa da parte del Selangor Islamic Religious Department (Jais) sulla base di una denuncia secondo cui parecchi musulmani erano presenti a una cena nel posto. Anche se il raid ha suscitato critiche da varie parti, il consigliere esecutivo per gli Affari religiosi dello Stato, Hasan Ali, ha affermato che era in corso proselitismo cristiano verso gli islamici.
Mons. Paul Tan Chee ha dichiarato: “Se l’accusa è confermata, farò tutto quanto è in mio potere per dare il via a un’azione correttiva, e contrita, da parte dei cristiani. In caso contrario esigo una smentita, e delle scuse. La questione è molto semplice”. E commentando le parole del direttore del Jais Marzuki Hassan, secondo cui il raid era diretto a proteggere gli interessi degli islamici, il vescovo ha replicato: “Credo che gli interessi dei musulmani siano protetti meglio se i loro rappresentanti dicono la verità, che non facendo ipotesi allarmistiche”. E ha aggiunto: “Ma se qualcuno vuole condividere la nostra fede, non esiteremo a farlo perché crediamo che la fede può essere proposta, ma non imposta”.
La disputa sul termine “Allah” per indicare Dio nella Bibbia, il blocco delle Bibbie in lingua locale e il presunto complotto cristiano per indebolire lo status dell’islam nel Paese sono questioni che hanno creato problemi fra cristiani e governo (22/07/2011 Malaysia: i cristiani non possono usare “Allah” per definire Dio). Nel frattempo il governo della Malaysia e la Santa Sede stanno lavorando per allacciare relazioni diplomatiche, in seguito alla visita compiuta dal Premier a Benedetto XVI. (27/07/2011 Stabiliti i rapporti diplomatici tra Santa Sede e Malaysia).
L’episodio di conflitto più recente riguarda un’incursione in una chiesa la settimana scorsa da parte del Selangor Islamic Religious Department (Jais) sulla base di una denuncia secondo cui parecchi musulmani erano presenti a una cena nel posto. Anche se il raid ha suscitato critiche da varie parti, il consigliere esecutivo per gli Affari religiosi dello Stato, Hasan Ali, ha affermato che era in corso proselitismo cristiano verso gli islamici.
Mons. Paul Tan Chee ha dichiarato: “Se l’accusa è confermata, farò tutto quanto è in mio potere per dare il via a un’azione correttiva, e contrita, da parte dei cristiani. In caso contrario esigo una smentita, e delle scuse. La questione è molto semplice”. E commentando le parole del direttore del Jais Marzuki Hassan, secondo cui il raid era diretto a proteggere gli interessi degli islamici, il vescovo ha replicato: “Credo che gli interessi dei musulmani siano protetti meglio se i loro rappresentanti dicono la verità, che non facendo ipotesi allarmistiche”. E ha aggiunto: “Ma se qualcuno vuole condividere la nostra fede, non esiteremo a farlo perché crediamo che la fede può essere proposta, ma non imposta”.
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