Mons. Martinelli: sosteniamo i buoni propositi dei ribelli per costruire una nuova Libia
Ancora in Italia per motivi di salute, il vescovo di Tripoli sarà in Libia il 15 settembre e spera di incontrare i capi dei ribelli. Mustafa Jalil, capo del Cnt, parla del nuovo assetto del Paese, ispirato alla sharia, ma contro l’estremismo islamico. Amnesty International accusa i ribelli di gravi violazioni dei diritti umani.
Tripoli (AsiaNews) – “Dobbiamo sostenere i buoni propositi dei ribelli piuttosto che estremizzare le loro parole”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, in merito al discorso pronunciato oggi a Tripoli da Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio di transizione (Cnt).
Davanti a migliaia di persone, il capo del Cnt ha affermato che la nuova Libia sarà uno Stato ispirato alla sharia, ma ha assicurato che verrà bloccata qualsiasi deriva estremista. Nonostante le preoccupazioni degli esperti per un possibile rischio islamista nel Paese, mons. Martinelli sostiene che Jibril “è un uomo pieno di buona volontà, disposto a dare una virata alla storia per dare al Paese un nuovo futuro”.
In Italia per motivi di salute, il prelato farà ritorno a Tripoli il prossimo 15 settembre. “Mi auguro di incontrare presto i capi ribelli – sottolinea – per vedere da vicino quella che sarà la nuova Libia”.
Il Paese è però ancora lontano da una definitiva stabilità. A Sirte, Bani Walid e nelle zone meridionali del Paese si continua a combattere, con diversi morti fra la popolazione civile, vittima del fuoco incrociato di lealisti e ribelli. Oggi Gheddafi ha lanciato un nuovo messaggio via televisione dove ha affermato che combatterà fino alla vittoria.
Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana a Tripoli, spiega che la vita nella capitale sta ritornando alla normalità, ma nei villaggi e nelle città ancora sotto assedio la popolazione non riceve aiuti e vi sono notizie di morti fra i civili. “A Tripoli i negozi hanno riaperto – racconta – sono riprese le forniture di acqua, gasolio e bombole di gas. La popolazione sembra fiduciosa”. Tuttavia, per l’imprenditrice è ancora grave la situazione sanitaria, nonostante l’impegno di Croce rossa e Medici senza frontiere (Msf). Il problema delle vendette fra tribù e famiglie avversarie è ancora fuori controllo e sta provocando molte vittime.
Oggi, Amnesty International ha pubblicato un rapporto dove accusa i ribelli di gravi violazioni dei diritti umani contro le forze lealiste. Esso si riferisce al linciaggio di neri africani sospettati di essere mercenari assunti dal colonnello Gheddafi, così come a uccisioni per vendetta e la tortura dei soldati lealisti. Il documento ha suscitato le critiche del Cnt, che ha giustificato i ribelli definendoli “persone normali e non militari. Secondo il Cnt essi “hanno commesso degli errori, ma la definizione crimini di guerra è sbagliata”.
Secondo la Gamannossi per fermare questa spirale di odio, che sta devastando molte famiglie, è necessaria l’entrata in gioco di una forza internazionale, a tutt’oggi rifiutata dai ribelli. (S.C.)
Davanti a migliaia di persone, il capo del Cnt ha affermato che la nuova Libia sarà uno Stato ispirato alla sharia, ma ha assicurato che verrà bloccata qualsiasi deriva estremista. Nonostante le preoccupazioni degli esperti per un possibile rischio islamista nel Paese, mons. Martinelli sostiene che Jibril “è un uomo pieno di buona volontà, disposto a dare una virata alla storia per dare al Paese un nuovo futuro”.
In Italia per motivi di salute, il prelato farà ritorno a Tripoli il prossimo 15 settembre. “Mi auguro di incontrare presto i capi ribelli – sottolinea – per vedere da vicino quella che sarà la nuova Libia”.
Il Paese è però ancora lontano da una definitiva stabilità. A Sirte, Bani Walid e nelle zone meridionali del Paese si continua a combattere, con diversi morti fra la popolazione civile, vittima del fuoco incrociato di lealisti e ribelli. Oggi Gheddafi ha lanciato un nuovo messaggio via televisione dove ha affermato che combatterà fino alla vittoria.
Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana a Tripoli, spiega che la vita nella capitale sta ritornando alla normalità, ma nei villaggi e nelle città ancora sotto assedio la popolazione non riceve aiuti e vi sono notizie di morti fra i civili. “A Tripoli i negozi hanno riaperto – racconta – sono riprese le forniture di acqua, gasolio e bombole di gas. La popolazione sembra fiduciosa”. Tuttavia, per l’imprenditrice è ancora grave la situazione sanitaria, nonostante l’impegno di Croce rossa e Medici senza frontiere (Msf). Il problema delle vendette fra tribù e famiglie avversarie è ancora fuori controllo e sta provocando molte vittime.
Oggi, Amnesty International ha pubblicato un rapporto dove accusa i ribelli di gravi violazioni dei diritti umani contro le forze lealiste. Esso si riferisce al linciaggio di neri africani sospettati di essere mercenari assunti dal colonnello Gheddafi, così come a uccisioni per vendetta e la tortura dei soldati lealisti. Il documento ha suscitato le critiche del Cnt, che ha giustificato i ribelli definendoli “persone normali e non militari. Secondo il Cnt essi “hanno commesso degli errori, ma la definizione crimini di guerra è sbagliata”.
Secondo la Gamannossi per fermare questa spirale di odio, che sta devastando molte famiglie, è necessaria l’entrata in gioco di una forza internazionale, a tutt’oggi rifiutata dai ribelli. (S.C.)
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