Mons. Machado: Papa Francesco, un dono alla Chiesa contro la globalizzazione dell’indifferenza
Una breve riflessione nel quarto anno di pontificato. Fonte di motivazione per i ministri, il Papa ha riavvicinato alla Chiesa quanti se ne erano distanziati. Bisogna combattere indifferenza e povertà. L’incontro ecumenico e la missione evangelica in un mondo sofferente.
Vasai (AsiaNews) - Suonerà superfluo dire che Papa Francesco è un dono speciale che Dio ha fatto alla Chiesa. Nella mia vita, questo è stato vero per tutti i Papi. Gesù, la saggezza di Dio, ha donato alla Chiesa Pietro e i suoi successori.
Con Papa Francesco, la Chiesa ha una nuova vita. Egli riporta l’amore alla Chiesa per quanti, per un motivo o per un altro, se ne erano distanziati. Papa Francesco è anche fonte di rinnovata motivazione per noi ministri (servi) della Chiesa, e la mia felicità nel servirla cresce di giorno in giorno. La gioia del Vangelo, della famiglia e dell’essere cristiano è più manifesta nella Chiesa.
“Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Laudato Si”. Ora più che mai, il mondo ha bisogno di questa gioia.
L’indifferenza
Al giorno d’oggi, la questione della migrazione è la più grave. Dall’interno, le migrazioni possono essere viste nella realtà dei rifugiati e, in maniera più sottile, come traffico di esseri umani. L’alienazione dell’essere umano è legata al più ampio problema della povertà – alle privazioni economiche e a all’isolamento che portano alla mortificazione della persona. La povertà è legata all’ingiustizia, alla corruzione, al consumismo (che imprigiona le persone in una rete di false gratificazioni, impedendo loro di vivere la propria individualità in maniera autentica e concreta), al degrado ambientale (cf. Papa Francesco, Laudato si, nn. 48-49), alla salute e al benessere dell’essere umano dal grembo materno fino alla tomba.
L’analisi marxista sulle società capitaliste e borghesi riduce la commercializzazione e l’alienazione dell’esistenza umana alla produzione materialista e al possesso, dando ad essi fondamenta materialistiche.
L’8 luglio 2013, Papa Francesco ha visitato Lampedusa, il porto dove arrivano i rifugiati in Italia, se sopravvivono al viaggio. Papa Francesco ha sfidato il mondo a risvegliare la propria coscienza: “Da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte!”
Egli ha ricordato quelle domande poste da Dio che “risuonano anche oggi, con tutta la loro forza”: «Dove sei Adamo?» e «Caino, dov’è tuo fratello?» (Genesi 3,9 e 4,9). Poiché “siamo disorientati” e non “più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.”
“Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. (…) Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. (…) Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna (…) In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! (…) la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!”
L’ecumenismo
A 30 anni dallo storico incontro del 1986 ad Assisi, lo scorso settembre Papa Francesco ha preso parte alla preghiera interreligiosa per la pace.
Sull’ecumenismo, Papa Francesco insiste affinché, continuando a sperare per una completa e visibile unità, non smettiamo di proclamare il Vangelo di Gesù Cristo a tutte le nazioni e lavoriamo assieme, infaticabili e con urgenza, per portare la Misericordia di Dio al nostro mondo sofferente. Il 5 ottobre 2016, durante i vespri nella Chiesa di San Gregorio al Celio di Roma, egli si è rivolto ai vescovi cattolici e anglicani provenienti da 19 Paesi: “È una grande chiamata quella ad operare come strumenti di comunione sempre e ovunque. Ciò significa promuovere al tempo stesso l’unità della famiglia cristiana e l’unità della famiglia umana. I due ambiti non solo non si oppongono, ma si arricchiscono a vicenda. Quando, come discepoli di Gesù, offriamo il nostro servizio in maniera congiunta, gli uni a fianco degli altri, quando promuoviamo l’apertura e l’incontro, vincendo la tentazione delle chiusure e degli isolamenti, operiamo contemporaneamente sia a favore dell’unità dei cristiani sia di quella della famiglia umana. Ci riconosciamo così come fratelli che appartengono a tradizioni diverse, ma sono spinti dallo stesso Vangelo a intraprendere la medesima missione nel mondo. Allora sarebbe sempre bene, prima di intraprendere qualche attività, che vi possiate porre queste domande: perché non facciamo questo insieme ai nostri fratelli anglicani?; possiamo testimoniare Gesù agendo insieme ai nostri fratelli cattolici?”
Il Santo Padre ha proseguito: “La missione dei Pastori è quella di aiutare il gregge loro affidato, perché sia in uscita, in movimento nell’annunciare la gioia del Vangelo; non chiuso in circoli ristretti, in “microclimi” ecclesiali che ci riporterebbero ai giorni di nuvole e caligine. (…) Insieme chiediamo a Dio la grazia di imitare lo spirito e l’esempio dei grandi missionari, attraverso i quali lo Spirito Santo ha rivitalizzato la Chiesa, che si rianima quando esce da sé per vivere e annunciare il Vangelo sulle strade del mondo. [Il movimento ecumenico è] proprio il fuoco della missione a permettere di iniziare a superare gli steccati e abbattere i recinti che ci isolavano e rendevano impensabile un cammino comune.”
Grazie, Papa Francesco. Possa Dio donarti molti anni di servizio alla guida della Chiesa. Papa Francesco sa molto bene che è Cristo la vera guida della Chiesa, ma la responsabilità del Papa è anche grande e per questo preghiamo affinché Dio gli doni la forza e il coraggio per fortificare tutti noi nella professione di fede di Pietro.
* Mons. Felix Machado, vescovo di Vasai in India, è presidente della Commissione per il dialogo ecumenico e interreligioso della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) e presidente dell'Ufficio per il dialogo e l'ecumenismo della Conferenza episcopale dell'India (Cbci).