Mons. Machado: Dialogo interreligioso ed evangelizzazione, il compito dei cristiani in India
di Nirmala Carvalho
Parlando a 650 vescovi e sacerdoti della Conferenza episcopale indiana, il presule di Nasik afferma: “Dio non può mai diventare un oggetto negoziabile”. La società pluralistica indiana è una grande possibilità di arricchimento per i cristiani.
Mumbai (AsiaNews) - “Per i cristiani l’impegno nel dialogo interreligioso è un modo di essere in una società pluralistica”. Mons. Felix Machado, arcivescovo di Nasik, invita i cattolici indiani a non dimenticare mai che “la fede deve essere vissuta nella sua integrità” in un mondo che è ”ormai una mappa delle religioni”.
L’ex sotto-segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, parlando a oltre 650 vescovi e sacerdoti della Conferenza episcopale indiana (Ccbi), in occasione dell’incontro nazionale su “La dottrina sociale della Chiesa sulla pace e la civilizzazione”, ha ricordato che per i cristiani “gli incontri interreligiosi sono intrinsecamente legati alla fede”. Senza di essa “non possono essere incontri genuini” e un fedele che non “è credibile” se non è capace di dare ragione in ciò in cui crede. “Non si tratta di perdere la propria identità - ha sottolineato Machado -, ma di immedesimarsi con l’altro. È l’amore umile che alimenta il dialogo”.
Per Machado il dialogo interreligioso non è motivato da semplici ragioni sociologiche, ma innanzitutto ha radici teologiche “poiché tutti veniamo da Dio e torniamo a Dio”. Nella pluralità di fedi e credenze diffuse in India, l’arcivescovo di Nasik individua una grande possibilità di arricchimento per cristiani. “Nel nostro incontro con gli indù - afferma Machado - posiamo trovare valori spirituali come il senso del sacro e del divino; con i buddisti possiamo scoprire il loro sforzo per cercare la liberazione definitiva” e conoscere “diverse forme di meditazione”. Dal confucianesimo il cristiano può attingere l’attenzione alla “coesione sociale”, mentre nel dialogo con l’islam può ritrovare “la fede nell’unico Dio, creatore e giudice di tutto”.
I cristiani devono “nutrire” il dialogo interreligioso “con un consistente cibo spirituale”. “Dio non può mai diventare un oggetto negoziabile o un opinione marginale nei nostri incontri interreligiosi - afferma il vescovo - perché è il centro e il fondamento di essi”.
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