Mons. Dac Trong, la lotta della Chiesa vietnamita sotto il comunismo
di J.B. An Dang
La diocesi di Hanoi pubblica le memorie del vescovo ausiliare scomparso il 7 settembre scorso. “Storia di un era” narra, in forma di diario, la vita della Chiesa nel Paese dall’avvento del comunismo sino ai giorni nostri. Dalle vicende degli anni ’50 ad oggi racconta le sofferenze di vescovi, sacerdoti e laici ed offre elementi utili per capire i l’ attualità del cristianesimo in Vietnam.
Hanoi (AsiaNews) - La diocesi di Hanoi ha pubblicato alcune delle memorie di mons. Paul Le Dac Trong, già vescovo ausiliare della capitale, scomparso il 7 settembre scorso all’età di 91 anni. Testimone della vita della Chiesa in Vietnam nel secolo scorso, mons. Trong era nato a Kim Lam nel 1918. Ordinato sacerdote il 1 aprile 1948, dal 23 marzo del 1994 era divenuto ausiliare di Hanoi.
Il volume è intitolato “Storia di un era” e riporta l’introduzione di mons. Joseph Ngo Quang Kiet, attuale arcivescovo di Hanoi. Scritto in forma di diario, esso riporta gli eventi di cui il vescovo è stato osservatore diretto.
Nella prima parte del libro, mons. Dac Trong riassume la situazione della Chiesa nel nord del Vietnam prima e all'avvento del comunismo nel 1954. Quando le truppe comuniste prendono Hanoi, egli scrive: “Davanti alla possibilità di essere perseguitati i cattolici fuggirono al sud in massa. I sacerdoti, soprattutto quelli che sapevano cosa accadeva in Russia, Spagna e Cina dove un grande numero di cattolici erano stati uccisi dai comunisti, scappano con i loro fedeli lasciando deserte le diocesi del nord”. I vescovi avevano chiesto ai sacerdoti di restare arrivando in alcuni casi anche alle minacce di punizioni per chi andava al sud.
La migrazione di un largo numero di sacerdoti al sud causò molte difficoltà alle diocesi del nord. Dopo aver descritto in ogni dettaglio la situazione di ogni diocesi del nord negli anni ’50, mons. Paul Le afferma: “E' stato un disastro. In brevissimo arco i tempo il cattolicesimo è stato completamente spazzato via dal nord”.
Il compianto vescovo spiega però che la “fuga” di un così largo numero di sacerdoti non ha avuto solo risvolti negativi. Egli afferma che essa“ha contribuito alla rapida fioritura delle diocesi del sud” e che “quei sacerdoti rimasti [nel nord] hanno dovuto essere saldi per non portare danni alla Chiesa”. Un largo numero di sacerdoti infatti viene imprigionato e messo sotto pressione. Alcuni di essi finiscono nel "Fronte unito dei cattolici patriottici amanti della pace", nato nel marzo del 1955 con l’intento di istituire una Chiesa cattolica controllata dallo Stato, fedele al partito e non al Papa.
Il Fronte unito ha reso “la vita dei vescovi molto più dura e complicata”. Persistendo nell’unione con Roma e con il successore di Pietro, i presuli hanno visto nel comitato un grande e imminente pericolo per la Chiesa. Mentre alla Chiesa non è permesso avere mezzi di comunicazione, il Fronte dà vita ad un paio di settimanali in cui “le notizie positive sella Chiesa non trovava mai spazio, mentre viene riportato qualsiasi scandalo della Chiesa che accade in giro per il mondo e sono frequenti gli attacchi al Papa e al Vaticano. La cosa peggiore - lamento il vescovo - è che essi fanno tutto ciò in nome dell’autorità ufficiale della Chiesa”
Nel 1975, poco dopo la presa totale del Paese da parte dei comunisti, nasce nel sud un Comitato di solidarietà dei cattolici vietnamiti ed il 10 luglio 1975 viene pubblicato il primo numero della sua rivista Catholics and People. Il vescovo spende una parte significativa del suo libro per criticare i feroci e frequenti attacchi del gornale contro Giovanni Paolo II ed il Vaticano.
I vescovi che cercano di vietare ai loro sacerdoti di aderire a questi comitati mettono a rischio la loro incolumità ed espongono l’amministrazione diocesana a enormi difficoltà con dure restrizioni nella selezione dei seminaristi, le ordinazioni, nelle nomine e spostamenti dei sacerdoti. Il normale svolgimento delle attività della Chiesa come viaggi, incontri e iniziative pastorali deve essere soggetto all’approvazione dell’autorità civile. Cosa ancor più grave, i fedeli delle aree rurali sono costretti a cessare le attività religiose.
Il governo comunista, che controlla le attività religiose, continua a dire che il Fronte unito ed il Comitato di solidarietà servono a facilitare il dialogo tra Stato e Chiesa. Il defunto vescovo rigetta in modo chiaro questa versione spiegando che i comitati hanno danneggiato sia lo Stato che la Chiesa. “Essi generano solo una profonda sfiducia inculcando nei leader della Chiesa e del governo la preoccupazione per un rischio irreale che li spinge ad affannarsi per vedere riconosciuto il loro ruolo di intermediari. La nascita di questi tipi di comitati è stato un grande errore dei comunisti – afferma mons. Dac Trong – ed è giunto il momento di smantellarli”.
Vivendo in questo tipo di società ostile alla fede, i vescovi del Vietnam tendono ad essere estremamente prudenti e discreti per evitare che le loro prese di posizione possano portare gravi conseguenze a loro e ai fedeli. Il 20 settembre 2008, nell’incontro con il Comitato del popolo di Hanoi, l’attuale arcivescovo Joseph Ngo Quang Kiet ha affermato: “La libertà religiosa è un diritto umano naturale per chiunque, non un favore concesso da chi detiene il potere. Un governo ‘per il popolo’ ha la responsabilità di creare le condizioni perché ognuno ne possa godere, non una grazia riversata dall'alto su di noi, a vostro piacimento. Lo ripeto ancora: la libertà religiosa è un diritto umano, non una grazia concessa solo se richiesta”.
Per queste sue affermazioni mons. Quang Kiet ha subito una campagna denigratoria dei media durata per mesi. Di recente, l’arcivescovo di Hue, Stephen Nguyen Nhu The, il suo ausiliare, mons. Francis Xavier Le Van Hong, e l’arcivescovo Joseph Ngo hanno subito lo stessa trattamento di mons. Quang Kiet solo per aver chiesto un dialogo pacifico tra Stato e Chiesa.
Molti cattolici in Vietnam non conoscono nei dettagli le sofferenze e le difficoltà sofferte dai loro pastori. In molti hanno espresso il desiderio che il libro del vescovo da poco scomparso possa trovare ampia diffusione nel Paese, ma è difficile che questo possa avvenire. Tuttavia, grazie a internet, la versione digitale del volume è disponibile in rete ed il lavoro per la traduzione in altre lingue è già in corso.
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