Mons. Dabre: “Tra fedi diverse, spirito di dialogo nella piena libertà”
New Delhi (AsiaNews) – “L’India è un Paese a maggioranza non-cristiana, la cui percentuale di fedeli si aggira attorno al due e mezzo per cento della popolazione: per questo è indispensabile un confronto fra le differenti religioni, all’insegna di un autentico e necessario spirito di dialogo”. Lo afferma il vescovo indiano di Vasai, mons. Thomas Dabre, membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, in occasione della decima assemblea plenaria del Consiglio sul tema “Il dialogo nella Verità e nella Carità”, in corso di svolgimento in questi giorni a Roma. “Da un lato la società moderna con i problemi che essa comporta: fondamentalismo, estremismo, fanatismo – sottolinea il vescovo – e dall’altro le questioni legate all’ecologia, alla violazione dei diritti umani, alla giustizia e alla pace, l’ateismo, il secolarismo, l’agnosticismo, l’immoralità sessuale e il declino della famiglia. Essi costituiscono dei fattori sui quali i fedeli delle diverse religioni dovrebbero trovare una voce comune per rispondere alle diverse sfide”. Secondo mons. Dabre la parola di Cristo intende donare al mondo “la pienezza della vita” ed è per questo necessario “un lavoro comune per portare pace, armonia, unità e fede”, per favorire il “dialogo interreligioso” e il “ruolo missionario della Chiesa”.
Seguendo l’esempio di madre Teresa, continua il prelato, si capisce quanto “l’annuncio della salvezza” stimoli “l’armonia fra le diverse fedi”, mentre la Chiesa diventa una testimone “più credibile della buona novella”. In India i missionari sono accusati di conversioni forzate e questo è un segno evidente “dell’ignoranza o dell’errata concezione” delle modalità attraverso le quali essi operano; la conoscenza e il rispetto reciproco possono “dissipare ogni dubbio: è sbagliato – afferma il vescovo indiano – equiparare l’opera missionaria alla conversione forzata, perché l’annuncio della parola di Cristo è un richiamo alla coscienza e alla libertà di ogni individuo”.
Al riguardo egli ribadisce che “lo spirito di reciprocità è essenziale nel dialogo interreligioso”, perché rappresenta “un ponte che unisce” elementi differenti che si sentono “legittimati, riconosciuti e arricchiti: è una condivisione, un dare e ricevere a livello individuale, sociale, religioso, economico, professionale, spirituale. Una reciprocità ispirata da un amore cristiano che mira al benessere di tutti gli individui”.
Mons. Dabre denuncia un crescente atteggiamento di “intolleranza, fanatismo e fondamentalismo” in diversi Paesi al mondo fra i quali la sua India, causa di un aumento esponenziale nelle “violenze e persecuzioni contro i cristiani: alcuni governi hanno anche proibito le conversioni”. Per questo egli ribadisce – seguendo l’esempio di Papa Benedetto XVI – la necessità di una “piena libertà religiosa” quale diritto “fondamentale e intimo di ogni individuo” che non dovrebbe per nessun motivo “essere negato”, così come ai missionari non andrebbe impedita “l’opera di annuncio della Buona Novella”. “La storia insegna – conclude il vescovo – che ogni tentativo di sopprimere la libertà religiosa è fallito”.