Mons. Dabre: Fermare il fondamentalismo con il dialogo. Sull’esempio di Madre Teresa
Vasai (AsiaNews) – In risposta al pogrom contro i cristiani in Orissa, la diocesi di Vasai celebra oggi la festa di Madre Teresa all’insegna del dialogo interreligioso. Sono previsti incontri con rappresentanti di tutte le religioni e un programma sul valore del dialogo e dell’incontro fra le religioni nelle scuole [in India oggi si celebra anche la Giornata dell’insegnante – ndr]. È il programma del vescovo di Vasai, mons. Thomas Dabre, membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Ecco quanto il vescovo, un esperto della letteratura bahkti (devozione, slancio verso Dio nell’induismo) del XVII secolo, ha detto ad AsiaNews:
Proprio a causa delle violenze in Orissa, la mia diocesi ha preparato un programma interreligioso, invitando i leader spirituali delle maggiori religioni. E nelle nostre scuole celebreremo insieme la Giornata dell’insegnante nello spirito di Madre Teresa, con momenti di preghiera, ma anche spiegando il valore del dialogo, dell’armonia, della comprensione fra le religioni.
Tutto ciò è reso ancora più urgente dopo i fatti successi in Orissa. Il dialogo interreligioso è una priorità urgente della Chiesa, soprattutto in Asia dove il 95% della popolazione è non cristiana e dove la Chiesa gioca un ruolo di primo piano nei campi dell’educazione e della salute. La falsa propaganda sta distruggendo il tessuto della società indiana ed è urgente combattere l’odio e l’intolleranza. Le statistiche governative dicono chiaro che in India l’80 sono indù, i musulmani sono il 14%, i cristiani solo il 2,4%. Tutte le accuse su pretese valanghe di conversioni forzate sono totalmente false.
Nel mio lavoro di dialogo interreligioso mi ispiro a Madre Teresa di Calcutta. È lei il mio punto di riferimento, per non fare alcuna discriminazione in nome della religione.
Per tutta l’India Madre Teresa di Calcutta è un modello di dialogo. Pur avendo una chiara identità di suora cattolica, è venerata oggi, come quando era in vita, da tutti gli indiani di tutte le religioni e culture. Perfino persone da tutto il mondo e con diverse tradizioni religiose hanno collaborato alla sua opera.
Le opere di Madre Teresa – di carità, compassione, amore per i più poveri dei poveri – hanno superato ogni barriera e chiusura. La sua opera è sempre stata esente da discriminazione o condizionamenti; la sua carità ha sempre accolto tutti e abbracciato tutti. Per questo lei è il modello del nostro dialogo interreligioso.
Tutta la gente dell’India – istruiti e ignoranti; ricchi o marginalizzati; potenti o deboli; religiosi o atei; indifferenti o estremisti – riconoscono che Madre Teresa è l’incarnazione della carità cattolica. E la Madre ha sempre sottolineato che la sua carità e compassione nascevano dal suo amore per Gesù Cristo.
La sua missione verso i poveri proveniva dal suo amore per Cristo. Ella vedeva la presenza di Gesù nell’affamato, nell’assetato, nel forestiero, nell’ignudo, nel malato e nel carcerato.
Quante volte lei ha ripetuto queste frasi:
“Quando tocchiamo un malato o un bisognoso, noi tocchiamo il corpo sofferente di Gesù Cristo”.
“I poveri in qualunque parte del mondo sono il Cristo sofferente. In essi vive e muore il Figlio di Dio. Attraverso di loro, Dio rivela il Suo volto”.
“Non dobbiamo servire i poveri ‘come se fossero Gesù’: dobbiamo servirli perché essi sono Gesù”.
Questo amore è lo stesso che i missionari di Cristo offrono a ogni persona che incontrano, a qualunque religione essi appartengano.
Attraverso la sua carità, Madre Teresa è divenuta uno strumento di rapporto, per costruire ponti di pace, comprensione, armonia fra popoli e nazioni, religioni e culture. Per questo Madre Teresa è il miglior modello per il dialogo interreligioso nella società di oggi.
Certo, il motivo ultimo per il dialogo interreligioso è biblico: il Signore ha detto di amare il prossimo come se stessi. E seguendo questo mandato di Gesù, noi amiamo i popoli di qualunque religione e cultura. Anche l’enciclica “Deus caritas est” di Benedetto XVI ha sottolineato questo amore gratuito che ci porta ad operare nelle nostre attività caritative.
Il fanatismo fondamentalista si traduce in violenza e fa soffrire tante persone, soprattutto i poveri e i diseredati, i Dalit. Per eliminare queste sofferenze, per combattere le sfide del fondamentalismo religioso, abbiamo bisogno di promuovere il dialogo interreligioso e la cooperazione.
Il dialogo interreligioso è uno strumento per far maturare la cooperazione fra le religioni, promuovere una cultura di pace in India, in Asia e nel mondo intero.
(Testo raccolto da Nirmala Carvalho)