Mons. Bizzeti, papa a Cipro: fraternità possibile, gioia per i cristiani turchi
Per il Vicario d’Anatolia il viaggio apostolico rinsalda rapporti e alleanze. L’isola primo luogo in cui il Vangelo è stato annunciato al di fuori della Terra Santa e di Antiochia. La figura di Barnaba centrale nell’essere comunità e aprirsi a culture diverse. Su migranti e rifugiati ricorda che “non è una politica saggia quella di chiudersi all’interno delle proprie mura”.
Istanbul (AsiaNews) - “Ecumenismo, dialogo interreligioso e migranti”. Secondo mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, il viaggio di papa Francesco a Cipro e in Grecia dal 2 al 6 dicembre riporta al centro dell’attenzione i tre grandi temi attorno ai quali costruire un futuro più forte dell’odio. Fattori che la pandemia di Covid-19, e l’inasprimento della crisi economica, hanno esasperato sino a creare nuove e più profonde barriere fra popoli e nazioni in un clima di conflittualità esasperata. “Dove in passato si sono consumate divisioni - spiega il prelato ad AsiaNews - dove si incrociano grandi religioni e diverse visioni del mondo, il pontefice viene a rinsaldare rapporti, alleanze, ad annunciare una fraternità possibile” che diventa elemento di gioia e riscatto “anche per i cristiani in Turchia: sono contenti quando il papa dedica attenzione a questa parte di mondo e si sentono parte di questa esperienza”.
La presenza del papa in Medio oriente sulle sponde orientali del Mediterraneo “è sempre fonte di gioia” sottolinea mons. Bizzeti, perché è un’area “di grande importanza” sin dal passato e, in epoca più recente, anche “luogo di divisioni, basti pensare all’isola di Cipro”. Nella regione “si incrociano le grandi religioni monoteiste e le diverse visioni del mondo” ed è qui che Francesco vuole rilanciare il valore della convivenza. “Cipro - ricorda - è il primo luogo in cui Barnaba e Paolo si sperimentano come annunciatori del Vangelo, come inviati dalla comunità cristiana (Atti 13)”.
Altro elemento di grande valore, prosegue il presule, l’esaltazione della figura di Barnaba: “Si parla sempre di san Paolo - spiega - ma egli non sarebbe stato l’Apostolo delle genti se non ci fosse stato Barnaba, una personalità straordinaria”. E il papa stesso “è in linea” con questi due campioni della fede, perché come loro “cerca di aiutare le persone a stare assieme sia nella comunità dei discepoli di Gesù, sia aprendosi a uomini e a culture diverse” rilanciando il “dialogo ecumenico e intra-cristiano”. La visita ai “fratelli nella fede” prosegue mons. Bizzeti “è un modo per mantenere viva e approfondire la fraternità”. Lo stesso vale per il dialogo interreligioso con l’islam, pur non essendo “il focus principale di questo viaggio. Vuole piuttosto richiamare l’importanza di un’isola in cui da millenni convivono popoli e religioni diverse. Cipro [nei due volti greco e turco] è di tutti e bisogna trovare il modo di vivere insieme. Dove ci sono muri da abbattere, il papa è lì”.
Infine il tema dei rifugiati, caro ad un pontefice che torna a Lesbo per ricordare “a una Europa impaurita” che “non è una politica saggia quella chiudersi all’interno delle proprie mura”. Nella storia nessuna civiltà, ricorda il Vicario d’Anatolia, racchiusa in se stessa “ha avuto futuro”. La questione profughi e migranti “è complessa” e non può essere risolta in maniera “semplicistica” ammette il prelato; la Turchia stessa “ha fatto un grande sforzo in materia di accoglienza”, ma non si può “delegare” a una sola nazione un problema che “riguarda tutti” e coinvolge “milioni di persone. Vi sono situazioni così terribili, come sottostare al regime dei talebani, che rende preferibile persino una fuga disperata… spero che l’Europa non compia una scelta sbagliata”.
Il papa porta la questione migranti in una prospettiva diversa, fatta di “multiculturalità”, ricordando che le grandi civiltà “sono capaci di integrare le minoranze” mentre la chiusura è segno di “decadenza. L’agnosticismo di fondo dell’Europa - conclude mons. Bizzeti - favorisce il fondamentalismo, sia islamico che cristiano ed è una piaga terribile. Serve una visione equilibrata, che non rinneghi identità e tradizione ma le collochi nella giusta prospettiva diventando una scelta di vita consapevole e sapiente”.
L’isola di Cipro, divisa fra il governo di Nicosia e la parte nord turca, è un mosaico di sette e religioni diverse: l’80% è cristiano ortodosso, il 18% musulmano e il restante 2% è formato da latini, cattolici maroniti, armeni ortodossi, protestanti, indù e buddisti, con una piccola rappresentanza di ebrei, testimoni di Geova e Baha’i. Oggi le quattro parrocchie di Cipro sono sotto la giurisdizione del patriarcato latino di Gerusalemme, con un vicario a Nicosia. La Chiesa maronita ha una propria circoscrizione ecclesiastica (arciepachia), in comunione con Roma dal XIV secolo. Risale al giugno 2010 l’unica visita di un pontefice (Benedetto XVI) sull’isola, che è anche la nazione europea con il maggior numero di rifugiati in rapporto alla popolazione (4% circa).
20/10/2020 17:11
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