Mons. Bagnasco: una Chiesa missionaria che difende la famiglia
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Ci preme Cristo e il suo Vangelo, null’altro”: è da qui che discende la scelta missionaria della Chiesa italiana, il suo preoccuparsi della piena realtà dell’uomo, la sua difesa della famiglia e la sua preoccupazione per la vita concreta delle persone, il suo tenere “le porte aperte” a tutti, il suo parlare “senza doppiezza” con le autorità politiche per denunciare, ove necessario, o per sollecitare interventi. E’ rivolta in primo luogo alla missione della Chiesa la prima prolusione svolta dal nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Angelo Bagnasco, ad un’assemblea della stessa Cei, la 57ma, apertasi oggi pomeriggio in Vaticano. La missione e la tutela della famiglia, anche nei rapporti con lo Stato, i temi ai quali è dato maggiore spazio.
Sulle orme di quanto Benedetto XVI ha detto in occasione del suo viaggio italiano a Vigevano e Pavia ed in quello appena compiuto in Brasile, mons. Bagnasco ha così affermato che “la Chiesa difende l’identità del popolo, rispettando ‘la sana laicità’, ma suggerendo ‘i grandi criteri e i valori inderogabili, orientando le coscienze e offrendo un’opzione di vita’. In questo contesto – ha aggiunto -si collocano i numerosi richiami al rispetto della vita e alla difesa della famiglia, con il chiaro invito a contrastare quello che, sia a livello mediatico che legislativo, irride e minaccia quei valori fondamentali”.
Obbligatorio, a proposito di famiglia, un riferimento al Family Day del 12 maggio, la cui riuscita è stata definita “un fatto molto importante e, per noi vescovi consolante”. Si è trattato, nelle parole di mons Bagnasco, di “un’autentica festa di popolo”, che “voleva essere ed è stata una testimonianza forte e corale a favore del matrimonio quale nucleo fondante e ineguagliabile per la società”. E, ha sottolineato, “se a livello di media laici non c’è stata sempre prontezza nel cogliere la novità e la portata di questo evento, non di meno esso rimarrà come un segno forte nell’opinione pubblica e come un appello decisamente non trascurabile per la politica. è la società civile infatti che si è espressa in maniera inequivocabile e che ora attende un’interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati”.
“A proposito di segnali positivi che investono la famiglia”, il presidente della Cei ha poi ricordato il congresso su “Diritti e responsabilità della famiglia” che si è svolto a Roma nel mese di marzo, e che ha visto riuniti sotto l’egida dell’Onu i rappresentanti di 44 Paesi e quasi cento organizzazioni non governative. “La dichiarazione che da questo incontro è scaturita – ha sostenuto - chiede infatti alla comunità internazionale ‘la più ampia protezione della famiglia da ogni forma di discriminazione’. Non si teme qui di parlare di stabilità della famiglia, quale risorsa preziosa, anzi ‘insostituibile’, in ordine allo sviluppo educativo, alla coesione sociale e alla stessa crescita economica. è rilevabile in effetti – ha sottolineato - che i fallimenti scolastici, la dipendenza dalle droghe e le violenze diminuiscono nella misura in cui si sviluppano politiche di sostegno economico e sociale della famiglia”.
Sono invece proprio le famiglie, in Italia, e specialmente quelle monoreddito con più figli a carico a soffrire maggiormente per il “disagio economico”. Ciò deve spingere da un lato tutti i cristiani alla solidarietà e dall’altro chiama a quel “servizio della carità” che, sotto un altro aspetto, rientra nel generale impegno missionario al quale la Chiesa italiana è chiamata.
E’ stata questa, infatti, l’indicazione fondamentale emersa dal recente Convegno ecclesiale di Verona, del quale, nel corso dell’attuale assemblea sarà esaminata la relativa Nota pastorale. “Mi è caro insistere – ha detto in proposito il presidente della Cei - come la dimensione missionaria è insita nella pastorale ordinaria delle nostre parrocchie e aggregazioni: la vita articolata di queste realtà, infatti, pone continuamente in contatto con persone anche non credenti o non praticanti, alle quali, nell’immediatezza dei rapporti con il pastore, viene annunciato il Signore. D’altronde, il Vangelo ci esorta a seminare a larghe mani con generosità, senza selezionare i terreni che appaiono più adatti, e con grande fiducia nella forza della grazia”.