Monito di Lee Myung-bak a Tokyo: risolvere il dramma delle donne conforto
Seoul (AsiaNews) - Il presidente Lee Myung-bak chiede senza mezzi termini al governo giapponese di "risolvere la questione legata alle donne conforto" coreane, ridotte a vere e proprie schiave del sesso durante l'occupazione coloniale nipponica. Il capo di Stato ha lanciato l'appello diretto a Tokyo, durante le celebrazioni per il 93mo anniversario della Giornata del movimento per l'indipendenza, che si celebra ogni anno il primo marzo con un discorso pubblico nel parco Tapgok, a Seoul. "Più di ogni altra cosa - ha sottolineato Lee - pretendiamo vero coraggio e saggezza, perché non si ignori la vera storia intercorsa fra i due Paesi, se [Corea del sud e Giappone] vogliono continuare a collaborare da veri partner".
Il problema delle donne conforto sud-coreane si trascina da decenni, la maggior parte delle schiave del sesso è morta senza ottenere giustizia e per le poche ancora in vita sono scarse le possibilità di ricevere le scuse ufficiali - e risarcimenti - dal governo di Tokyo. "Se [le donne conforto] lasciano questo mondo senza aver dipanato la tristezza che c'è nei loro cuori - ha continuato il presidente - allora davvero il Giappone avrà perso per sempre l'opportunità di risolvere la faccenda".
Per la prima volta quest'anno Lee Myung-bak ha parlato delle donne schiave del sesso, in occasione della commemorazione del primo marzo. Egli ha inoltre inviato alle superstiti una lettera di incoraggiamento, unita a dolci e regali per alleviare le sofferenze. "Mi rivolgo a voi - scrive il presidente - perché siete nei miei pensieri, in particolare oggi Festa del primo marzo". Il capo di Stato ha infine espresso solidarietà al parlamentare Park Sun-young, che ha lanciato un digiuno di protesta contro il rimpatrio di nove dissidenti nord-coreani operato dalla Cina nei giorni scorsi.
Durante la Seconda guerra mondiale circa 200mila donne tra gli 11 e i 25 anni vennero trascinate nelle "stazioni-conforto", dove hanno subito stupri e abusi ogni giorno. Anche dopo l'indipendenza coreana, alcune di loro sono state lasciate in questi campi, a causa del pregiudizio e del rifiuto del loro stesso governo. Su 234 ex donne-conforto accertate, più di due terzi sono già morte, senza veder mai coronato il loro ultimo desiderio: ricevere le scuse sincere del governo giapponese. Il 12 ottobre scorso, la Corea del sud ha presentato la questione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, per chiedere il riconoscimento della responsabilità legale al Giappone. Per Tokyo, la questione delle riparazioni - per i danni inflitti alla Corea durante l'occupazione militare giapponese - è stata risolta con l'accordo del 1965, senza che siano state fatte scuse ufficiali o un riconoscimento pubblico del crimine commesso contro le donne.
30/01/2019 11:16
05/04/2022 10:44