Mongolia Interna: Campagna di persecuzione contro la Chiesa sotterranea
Pechino (AsiaNews) - La polizia cinese ha lanciato un'aspra campagna di persecuzione contro la comunità cattolica sotterranea della Mongolia Interna. In poche settimane diversi preti sono stati arrestati; altri hanno dovuto nascondersi per non essere catturati; le decine di comunità sparse nel territorio non hanno la possibilità di partecipare ai sacramenti; molti sacerdoti sono costretti a subire sessioni di lavaggio del cervello sulla politica religiosa; il seminario è stato chiuso. Secondo fonti di AsiaNews nella regione, l'inasprimento è dovuto alla situazione politica generale, nel tentativo di garantire ogni sicurezza possibile prima dell'importante appuntamento dell'Assemblea nazionale del popolo, in programma per il 5 marzo prossimo, dove verrà decisa la successione a Hu Jintao e a Wen Jiabao, rispettivamente presidente e premier in carica. Ma vi sono anche conflitti interni alle comunità, legati all'ambiguità del vescovo ufficiale, mons. Paolo Meng Qinglu, approvato dalla Santa Sede, ma con la carica di vice-presidente dell'Associazione Patriottica nazionale, un organismo "incompatibile con la dottrina cattolica".
La comunità cattolica sotterranea della diocesi di Suiyuan (Mongolia interna) è forte di circa 30mila fedeli; ha al suo attivo 35 sacerdoti e 90 suore. Per molto tempo, quasi 20 anni, la comunità ha potuto crescere grazie a una certo "lasciar correre" delle autorità che non ponevano ostacoli purché i fedeli si incontrassero con discrezione in case private o piccoli edifici.
Lo scorso 30 gennaio, sei sacerdoti sono stati arrestati durante un raduno (v. 02/02/2012 Mongolia interna: ancora nessuna notizia sui 5 sacerdoti sotterranei arrestati). Fra essi vi è il rettore del seminario clandestino, p. Giuseppe Ban Zhanxiong, il cui seminario è stato chiuso il 14 febbraio scorso. Tutti gli studenti sono stati costretti a ritornare a casa.
Il 31 gennaio è stato arrestato anche l'amministratore diocesano, p. Gao Jiangping, insieme a un altro sacerdote.
I quasi 30 sacerdoti rimasti liberi sono andati tutti in clandestinità totale per non farsi arrestare. Dalla scorsa domenica, 19 febbraio, i fedeli non sono riusciti a partecipare ad alcuna celebrazione perché i sacerdoti evitano di uscire allo scoperto, data la grande presenza di forze dell'ordine.
Intanto, quattro dei sacerdoti arrestati il 30 gennaio, sono stati liberati, ma essi sono costretti ogni giorno a presentarsi alla polizia e sono sottomessi a sessioni di indottrinamento sulla politica religiosa del governo, molto simili e un lavaggio del cervello.
Essi sono stati anche costretti a concelebrare in una messa alla presenza del vescovo ufficiale di Hohhot, mons. Meng, e ad altri due sacerdoti della comunità ufficiale. Fonti di AsiaNews affermano che i due sacerdoti sono stati trascinati a concelebrare contro la loro volontà, "rimanendo presenti fisicamente, ma senza pronunciare alcuna preghiera e senza muovere neanche un dito".
La comunità sotterranea e la diocesi di Suiyuan per il governo cinese non esiste: per ordine delle autorità politiche, il suo territorio ecclesiastico è stato assorbito dalla diocesi di Hohhot negli anni '80. La comunità ufficiale è composta da circa 2mila fedeli e dalll'aprile 2010 ha un vescovo, mons. Paolo Meng Qinglu, riconosciuto dal governo e dalla Santa Sede. Alla sua ordinazione, mons. Meng aveva sperato in una riconciliazione con la comunità sotterranea. Ma in seguito egli ha partecipato all'ordinazione illecita a Chengde (v. 20/11/2010 Chengde: otto vescovi uniti al papa partecipano all'ordinazione illecita) ed è stato nominato vice-presidente dell'Associazione patriottica nazionale (09/12/2010 L'Assemblea patriottica cinese vota la sua leadership. Un grave danno per la Chiesa). Finora non è chiaro se per tutti questi gesti egli abbia chiesto perdono e si sia riconciliato con la Santa Sede.
Data l'ambiguità della sua posizione, molti sacerdoti sotterranei preferiscono non unirsi alla comunità ufficiale e domandano chiarimenti al Vaticano che, da una parte, afferma che l'Associazione patriottica è "incompatibile" con la dottrina cattolica (perché vuole costruire una Chiesa indipendente da Roma); dall'altra, la Santa Sede accetta il compromesso che un vescovo legato al papa partecipi, anche con funzioni di alta responsabilità, allo stesso organismo.
Secondo alcuni sacerdoti della Mongolia Interna, mons. Meng sta diventando sempre più "politico" e segue passo passo le indicazioni dell'Associazione patriottica. Secondo altri, invece, è il governo a volere l'eliminazione della comunità sotterranea per controllare di più la situazione.
L'esigenza di maggior controllo deriva da due fatti. A livello provinciale, lo scorso anno in Mongolia Interna sono scoppiate alcune rivolte di pastori contro la politica mineraria del governo, che inquina e distrugge le terre e i pascoli. A livello nazionale, vi è l'esigenza di controllo totale per l'imminente raduno dell'Assemblea nazionale del popolo che si terrà a Pechino dai primi di marzo. In quest'occasione dovrebbe emergere con chiarezza la successione a Hu Jintao e a Wen Jiabao, con il passaggio di testimone a Xi Jinping e a Li Keqiang. A causa di ciò, il regime arresta dissidenti, soffoca rivolte, distrugge le resistenze in Tibet e Xinjiang. E a farne le spese sono anche i cattolici (e i protestanti) della Mongolia Interna.
18/12/2018 14:49
17/10/2016 14:27