Monaco tibetano muore dopo 15 anni di carcere
Dharamsala (AsiaNews) – E’ morto il 23 maggio il monaco Jampa Pelsang conosciuto come Puloe, rilasciato il 6 maggio dal carcere di Chushul in gravissime condizioni di salute. Egli è stato 15 anni in prigione per essersi opposto alla “campagna di rieducazione” ordinata dalle autorità cinesi nel maggio 1996 presso i monasteri di Sera, Gaden e Drepung a Lhasa in Tibet.
Nel maggio 1996 le autorità cinesi lanciarono la prima campagna di rieducazione, proibendo in tutti i monasteri le fotografie del Dalai Lama (è tuttora reato averne) e impedendo le preghiere per costringere in monaci a partecipare a incontri di indottrinamento.
I monaci fecero una protesta, chiedendo ai funzionari di andare via. Per risposta arrivò l’esercito nei monasteri, che stroncò con la violenza ogni protesta. I monaci Gelek Jinpa e Dorjee furono feriti, oltre 100 monaci furono cacciati dal monastero e decine di monaci furono arrestati tra il 5 e il 7 maggio. Jampa fu arrestato il 6 maggio 1996, insieme ad altri 62 monaci. Di loro, 32 monaci sono stati condannati a pene tra uno e 15 anni di carcere., mentre gli altri furono condannati a campi di “rieducazione-tramite-lavoro”, veri lavori forzati.
Jampa, ritenuto tra i leader delle proteste, fu condannato a 15 anni, scontati nei carceri di Lhasa, Drapchi e Chushul. Egli era nato a Dri-gung, contea di Meldro Gungkar, Lhasa, ed è entrato giovanissimo nel monastero di Gaden.
Con Jampa fu condannato Tenzin Yeshi, che pure è morto poco tempo dopo il rilascio. Lobsang Wangchuk,, condannato a 10 anni, è morto nel carcere di Drapchi il 4 maggio 1998, colpito con arma da fuoco da una guardia durante una protesta pacifica.
La Cina è stata spesso accusata di praticare torture e condizioni dure di carcere per i detenuti. (NC)