Monaco di Kirti si autoimmola in ricordo dei tibetani uccisi nel marzo 2008
Lhasa (AsiaNews) - Un monaco tibetano di Kirti si è dato fuoco ed è morto a Ngaba (provincia del Sichuan) per protestare contro il dominio cinese e chiedere il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Lobsang Thokmey, 28 anni, ha compiuto il gesto il 16 marzo scorso, in ricordo del quinto anniversario delle proteste anticinesi esplose nel 2008 e represse nel sangue da Pechino: l'esercito sparò sulla folla disarmata, provocando almeno 13 morti a Ngaba e oltre 200 nell'intero Tibet.
Monaci del monastero di Kirti hanno subito portato il corpo di Thokmey all'ospedale più vicino, dove si è spento poco dopo. Testimoni raccontano di una "massiccia" presenza militare dentro la struttura, e che alcuni soldati cinesi avrebbero prelevato la salma contro la volontà dei familiari.
Il monastero di Kirti e la contea di Ngaba sono uno degli epicentri della resistenza tibetana al dominio cinese, e teatro di numerose autoimmolazioni e manifestazioni. Thomkey è il terzo monaco di Kirti a darsi fuoco nell'anniversario delle proteste del marzo 2008. Il primo, nel 2011, fu il monaco Phuntsog. Un anno dopo lo emulò Lobsang Tsultrin. Ad oggi sono 108 i tibetani - monaci, laici, uomini e donne - a essersi dati fuoco in segno di protesta contro Pechino.
Qualche giorno prima di Thomkey anche una donna tibetana si è data fuoco ed è morta nella contea di Ngaba, per chiedere il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Kunchok Wangmo, 30 anni, si è autoimmolata intorno alla mezzanotte del 13 marzo scorso, alla vigilia della nomina di Xi Jinping a presidente della Cina e capo supremo dell'esercito. Il marito della donna, Dolma Kyab, è stato arrestato per essersi rifiutato di indicare presunte "faide interne alla famiglia" come causa della sua autoimmolazione. Di lui si sono perse le tracce. Kunghok Wangmo è la 15ma donna ad autoimmolarsi. (NC)