Mobilitazione di cattolici e protestanti contro le leggi anti-conversione
Colombo (AsiaNews/Ucan) - Chiesa cattolica e chiese protestanti dello Sri Lanka hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione contro due leggi anti-conversione, denunciando che se vengono approvate, comprometteranno la libertà di pensiero, di coscienza e di religione garantita dalla costituzione, diminuiranno i diritti religiosi e avranno un impatto negativo sull'opera sociale e pastorale delle chiese. La campagna parte dopo una dichiarazione congiunta della Conferenza episcopale cattolica e del Consiglio nazionale cristiano - organo affiliato alle chiese protestanti - rilasciata lo scorso 29 giugno a Colombo, in cui si denuncia che le leggi sono state proposte in primo luogo contro le "conversioni immorali"
La legge che vieta le conversioni forzate è stata presentata da un parlamentare del Jathika Urumaya hela, un partito di monaci buddisti, ed è stato pubblicata alla fine di maggio nella gazzetta ufficiale, prima del dibattito nel Parlamento. In seguito, il governo ha presentato la bozza di una legge simile, approvata dal Governo.
Le leggi puniranno con carcere e multa le persone accusate di convertire qualcuno da una religione a un'altra con la forza, il plagio o l'inganno. I cristiani hanno espresso la preoccupazione che nel Paese a maggioranza buddista si possa abusare di questi severi provvedimenti.
Secondo i media locali, due ministri cattolici si sono espressi contro le leggi. Jeyaraj Fernandopulle, ministro del commercio, e Milroy Fernando, ministro per affari cristiani e del parlamento, ha detto che entrambi non appoggeranno queste leggi.
La Chiesa cattolica e i membri del Consiglio cristiano nazionale stanno preparando opuscoli e lettere pastorali da inviare a tutte le parrocchie e congregazioni.
Nel Paese, i cattolici costituiscono circa il 7% della popolazione e i fedeli appartenenti ad altre chiese circa l'1%. L'arcidiocesi di Colombo ha organizzato una riunione di tutti i preti lo scorso 5 luglio per evidenziare la gravità della legge proposta. Vi hanno partecipato circa 150 su 250 sacerdoti, rappresentando più della metà delle 125 parrocchie dell'arcidiocesi.
Mons. Marius Peiris, vescovo ausiliare di Colombo, ha guidato l'incontro, dove si è discusso delle azioni da intraprendere, tra cui proteste, conferenze stampa e programmi di sensibilizzazione della popolazione. Erano presenti anche mons. Oswald Gomis, arcivescovo di Colombo, e mons. Frank Marcus Fernando, vescovo di Chilaw.
I partecipanti hanno proposto una campagna di firme in collaborazione con i laici. Secondo Desmond Fernando, consigliere del presidente per le questioni legali, le leggi sono una violazione dei diritti umani in base alla Convenzione sui diritti civili e politici.
La legge che vieta le conversioni forzate, tra le altre clausole, prevede che chiunque cambi religione, compreso chi ha "facilitato" la conversione, deve informare un funzionario locale del governo. L'omissione sarà perseguibile col carcere fino a cinque anni e una multa non superiore a 150mila rupie (circa 1500 dollari).
Di seguito, pubblichiamo la dichiarazione congiunta firmata dall'arcivescovo e da 11 vescovi delle 11 diocesi dello Sri Lanka; dalle chiese anglicana, battista, riformata, metodista e presbiteriana; dalla Chiesa dell'India del sud e dall'Esercito della salvezza.
Dichiarazione congiunta dei vescovi cattolici e del Consiglio cristiano nazionale sulla legislazione proposta per vietare le conversioni
Vescovi cattolici e rappresentanti del Consiglio cristiano nazionale in Sri Lanka stanno prestando attenzione alla proposta di legge che vieta le conversioni forzate, pubblicata sulla Gazzetta del 28 maggio 2004, e alla bozza approvata dal Parlamento per vietare le conversioni. Abbiamo notato che da tempo si sta sviluppando ansia e agitazione crescente per le "conversioni immorali". This could well be part of the rationale behind these bills. Noi non accettiamo nessuna pratica immorale né alcuna forma di costrizione e categoricamente le denunciamo.
Ribadiamo il nostro appello a lavorare insieme nel nostro Paese come leader di tutte le religioni per risolvere i problemi. Siamo sempre pronti e disponibili a dare il nostro contributo per allentare le tensioni tra i gruppi religiosi, a identificare le pratiche che feriscono la sensibilità religiosa di tutte le comunità, a lavorare per portare l'armonia tra le religioni del nostro Paese. Tuttavia, pur riconoscendo il problema delle conversioni e offrendo il nostro contributo per risolverlo, crediamo fermamente che approvare queste leggi non lo risolverà. Al contrario, le leggi creeranno ulteriori problemi. Oltre alla grave violazione delle libertà personali, aprirà la strada all'oppressione delle minoranze religiose nel Paese. In queste circostanze, non abbiamo altra scelta se non quella di collaborare per trovare altre vie democratiche per affrontare i conflitti interreligiosi.
Dopo aver esaminato con attenzione queste bozze, desideriamo dichiarare che se le leggi verranno approvate la libertà di pensiero, di coscienza e di religione per tutti i cittadini dello Sri Lanka verranno meno. Siamo anche dell'opinione che queste bozze sono una violazione dei fondamentali diritti umani garantiti dalla nostra costituzione e dalle convenzioni e norme internazionali generali. Di conseguenza, siamo seriamente preoccupati che questa eventuale legislazione, nell'attuale clima politico, minerà la libertà di scelta e il pluralismo, pilastri essenziali per una moderna società democratica. Le ripercussioni di questa situazione sulla nostra immagine internazionale saranno disastrose.
Quindi siamo costretti ad ammonire i nostri leader politici e ad informare tutti i cittadini dello Sri Lanka che questo atto potrebbe segnare l'inizio di un'intromissione nel diritto alla scelta personale. La nostra gente già oppressa non può essere caricata di ulteriori limitazioni.
Cogliamo questa opportunità per chiarire la nostra posizione sulla libertà religiosa e personale. Tutte le quattro religioni nel nostro Paese hanno a cuore ed hanno esercitato il diritto di diffondere la fede in tutto il mondo. Il fatto che i missionari sono inviati fuori dallo Sri Lanka a diffondere la religione in altri paesi dimostra il nostro apprezzamento e l'esercizio di quel diritto fondamentale in altri Paesi.
Di conseguenza, non troviamo motivi per i quali il diritto fondamentale garantitoci in altri Paesi dovrebbe esserci negato. Noi dichiariamo il nostro impegno a proteggere la libertà individuale di avere o adottare qualsiasi religione o credo per propria libera scelta. Non si dovrebbe porre nessun ostacolo nell'esercizio di quella libertà attraverso mezzi legislativi o altri.
Tutte le religioni insegnano ai fedeli a fare opere di carità e non si può permettere di criminalizzare tutte queste opere con l'accusa di plagio. È una questione fondamentale e un dovere di tutte le religioni insegnare e diffondere la fede, perché in tal modo diffondono i più alti valori umani.
Per questi motivi disapproviamo la legislazione per proibire o limitare le conversioni e invitiamo tutte le persone di buona volontà a reagire a difesa del libero esercizio della fede e della libertà di coscienza.