Missionario in Pakistan: unità e formazione dei cristiani, per il futuro del Paese
Islamabad (AsiaNews) - I cristiani in Pakistan "sono discriminati, non perseguitati", per questo è necessario che "restino uniti" e mantengano viva la speranza che "è dentro di noi" per un futuro migliore del Paese. E per l'avvenire della Chiesa cattolica, la sensazione è di "grande fiducia" perché "le nuove generazioni desiderano lavorare" per promuovere una vera "dignità della vita umana" come insegnato nel Vangelo. È quanto afferma ad AsiaNews p. Robert McCulloch, sacerdote di origine australiana (è nato nei dintorni di Victoria, nel 1946), per 34 anni missionario dell'Ordine Colombaniano nella nazione asiatica, dove è arrivato nel 1978 e da poco trasferito a Roma per ricoprire un nuovo incarico. Egli ha mantenuto i legami con il Paese dove ha vissuto per quasi quarant'anni e spesso ritorna in Pakistan per seguire le numerose iniziative - scuole, ospedali, centri - avviati negli anni. Di recente p. Robert ha ricevuto dalle mani del presidente pakistano Asif Ali Zardari, nella capitale Islamabad, un premio governativo - il Sitara-i-Quaid-i-Azam - per la sua opera a favore dello sviluppo della nazione (nella foto, il sacerdote con Zardari e Paul Bhatti).
Durante i lunghi anni di missione, il sacerdote australiano ha alternato l'attività di insegnante - in qualità di decano dell'Istituto nazionale di teologia a Karachi - seguendo corsi di storia della Chiesa, letteratura e latino, con il lavoro di direttore spirituale del seminario della città. A Hyderabad, inoltre, ha assunto in prima persona la responsabilità dell'amministrazione del St. Elizabeth Hospital, con una capienza di 110 letti e specializzato nella cura di madri e bambini piccoli. "È la sola struttura in grado di fornire assistenza - racconta - a oltre 20mila persone che vivono nelle aree rurali, all'interno del Sindh". Egli aggiunge che, dal settembre prossimo, partirà un reparto dedicato "ai malati terminali", che verranno seguiti "anche a domicilio" da medici e infermiere "secondo gli obiettivi delineati dalla Chiesa cattolica nella tutela della dignità della vita".
In Pakistan più volte le cronache hanno raccontato di attacchi contro le minoranze, in particolare i cristiani, promossi dalla frangia estremista e fanatica che - in più di una occasione - hanno causato morti e feriti, devastazioni e danni alle proprietà. Tuttavia, p. Robert McCulloch chiede di "andarci piano nell'usare il termine persecuzione", perché in molte zone fra cui Karachi e Islamabad "le persone sono libere di osservare il culto". Egli spiega che "è una questione di discriminazione, piuttosto che persecuzione". E nei casi di violenze avvenuti a Gojra, Shanti Nagar, Multan vi erano in gioco "motivi di carattere politico: dobbiamo eliminare - spiega - il concetto di maggioranza e minoranza".
E proprio sull'armonia e il dialogo interreligioso, in particolare con i musulmani, egli ha concentrato gran parte degli sforzi profusi durante la missione in Pakistan. "Ovunque andassi - racconta p. Robert - ho cercato di favorire l'armonia interconfessionale. All'ospedale di Sant'Elisabetta, ad esempio, ino dei due vice-responsabili è musulmano. Abbiamo medici e infermiere cattolici, musulmani e indù". Personale che, aggiunge, ha messo a disposizione le proprie competenze ed energie durante le disastrose alluvioni che hanno martoriato il Paese nel 2010 e nel 2011, senza fare distinzioni sulla fede professata dalle vittime.
"Dal 1978 - ricorda il sacerdote australiano - mi sono impegnato nel campo dell'istruzione e della sanità, dando anche vita [fin dall'inizio] a piccole scuole, nelle quali insegnavo anche". Dai primi programmi educativi a Sheikhpura, Hyderabad e Badin, nel Sindh interiore, egli ha quindi sviluppato progetti più ambiziosi che hanno permesso - a oggi - la costruzione di cinque scuole nelle zone remote e capaci di ospitare, ciascuna, oltre 400 alunni. "Sei anni fa - aggiunge - ho avviato un centro cattolico di studi accademici di eccellenza, riservato ai ragazzi. Esso serve a eliminare i confini della discriminazione, e aiuterà a formare i futuri leader della Chiesa cattolica". Il sacerdote è quindi riuscito a creare una partnership con un'università di Melbourne, dove gli studenti potranno approfondire le conoscenze e conseguire qualifiche e dottorati di alto livello. Il risultato: aver contribuito a migliorare il livello - racconta p. Robert - della formazione del clero pakistano negli ultimi 10 anni. "Fra i cristiani in Pakistan - conclude il missionario - vi è un senso crescente di orgoglio e fiducia" nel professare la propria fede.