Missionario bangladeshi: il miglior luogo per comprendere la vocazione è la famiglia
Dhaka (AsiaNews) – “La famiglia è fonte e risorsa del cuore per sviluppare e comprendere la vocazione e la cultura della vita”. È quanto afferma fratel Nirmol Francis Gomes (nella foto), missionario bangladeshi della Santa Croce (Holy Cross) e vicerettore della St. Placid’s High School di Chittagong. Nato in una famiglia cattolica di Dhaka, Nirmol racconta ad AsiaNews la genesi della sua vocazione, avvenuta grazie all’esempio di fede dei suoi genitori e sottolinea che l’educazione ricevuta in famiglia è oggi fondamentale per il suo lavoro di insegnante tra i ragazzi disagiati.
“La mia famiglia era povera – afferma - e noi eravamo in sette fratelli, ma nonostante le gravi condizioni finanziarie i nostri genitori, in particolare mia madre, ci facevano recitare tutte le sere il Santo Rosario. Per mia madre vivere nella povertà non era un ostacolo alla fede. Ogni domenica ci portava alla messa e al momento giusto mi ha aiutato a riconoscere la chiamata di Dio. Noi abbiamo sofferto per fame e mancanza di vestiti, ma avevamo l’amore dei nostri genitori”. Il missionario ricorda in modo particolare la devozione della madre verso la Madonna. “Nel mezzo della povertà - afferma – mia madre considerava Maria come un’icona di speranza per tutta la famiglia”.
Nirmol sottolinea che la sua famiglia è stato il luogo migliore per comprendere la sua vocazione: “I miei genitori hanno sempre desiderato che diventassi sacerdote. Ma quando ho detto loro che volevo farmi frate mi hanno accompagnato nel mio cammino e ora sono un missionario della Santa Croce”. Come lui anche sua sorella Rozen ha scelto di donare la propria vita a Dio, entrando nelle suore di Maria Regina degli Apostoli (Smra). “Grazie all’esempio dei nostri genitori – aggiunge – anche gli altri cinque figli hanno scoperto la propria chiamata, si sono sposati e ora lavorano e godono di una buona posizione nella società”.
Fratel Nirmol lavora nella St. Placid’s High School di Chittagong da circa sei mesi, dopo un periodo di formazione nelle Filippine. Nell’istituto vi sono circa 2mila studenti e dal suo arrivo il missionario ha cercato di trasmettere loro l’esempio e l’amore ricevuto durante la sua infanzia. Insieme a un team di insegnanti cattolici, egli aiuta ragazzi poveri e ricchi ad affrontate i problemi, siano essi di natura economica, sociale e spirituale. L’istituto offre infatti corsi gratuiti per i ragazzi con difficoltà economiche e gruppi di ascolto, frequentati soprattutto dai giovani di famiglie benestanti entrati nel giro della droga.
“I figli – afferma – sono fondamentali per la sopravvivenza della famiglia. Quando crescono i genitori iniziano a farsi domande su cosa sia meglio per loro, cercano di trasmettere i loro interessi, mantenendo unita la famiglia. Purtroppo non sempre accade così”. “Spesso – continua - le famiglie si dimenticano dei propri figli e non danno loro un buon esempio di vita. Come insegnante io cerco di trasmettere a questi ragazzi gli insegnamenti del Vangelo attraverso la mia esperienza”.
“Nella nostra scuola – sottolinea – siamo molto preoccupati per i cattivi esempi di vita che vedono oggi i giovani e siamo consapevoli del ruolo fondamentale svolto da noi insegnanti. “Io - aggiunge non ho figli, ma considero i miei studenti come i miei bambini”.
26/07/2021 12:07
24/05/2021 13:28