Missili turchi e minacce Usa contro le armi chimiche siriane
Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Cresce la tensione e il livello di scontro fra Turchia, Nato, Stati Uniti e Siria. Akara ha chiesto ai suoi alleati del Patto atlantico di poter spiegare sul suo territorio dei missili Patriot per difendere la Turchia dalle incursioni di missili siriani. Allo stesso tempo, l'amministrazione americana, insieme a Barack Obama ha minacciato "conseguenze" se Damasco userà le sue armi chimiche.
I ministri degli esteri della Nato si incontrano oggi a Bruxelles per decidere l'uso dei missili Patriot. Alcuni rappresentanti pensano che vi sarà l'Ok per lo spiegamento, a condizione che essi servano solo per difendersi e non per attaccare.
Alla riunione della Nato sarà presente anche il rappresentante russo. La Russia è contraria allo spiegamento dei missili. La richiesta di Ankara viene una visita del presidente russo Vladimir Putin in Turchia. Egli ha sconsigliato l'uso dei missili, ricorrendo a un adagio russo: "Se all'inizio di un gioco, un fucile è appoggiato al muro, alla fine esso sarà usato per sparare".
Ma secondo fonti di intelligence turca e israeliana, la Siria ha intenzione di usare missili provvisti di testate con armi chimiche.
Da tempo si conosce che la Siria possiede gas tossici e sarin (gas nervino), ma la Siria ha sempre dichiarato che "mai, in nessuna circostanza" essa userà queste armi.
Ciò nonostante, ieri il presidente Usa Barack Obama ha minacciato gravi "conseguenze" se Damasco "osa compiere il tragico errore di usare queste armi". Lo stesso ha fatto il segretario di Stato Hillary Clinton durante una sua visita a Praga.
In risposta, il ministero degli esteri siriano ha di nuovo ripetuto che "la Siria non farà uso di questo genere di armi, se ne possiede, contro il suo popolo, qualunque siano le circostanze".
Secondo il giornale Haaretz, nella scorsa settimana, Netanyahu avrebbe domandato diverse volte alla Giordania aiuto per poter attaccare i siti siriani dove sono immagazzinate le armi chimiche, ricevendo risposta negativa.
Intanto l'Onu e l'Unione europea stanno svuotando i loro uffici a Damasco di "tutto il personale non essenziale", riducendo al minimo il loro lavoro a causa dell'insicurezza della situazione.