Miqati si avvia a essere nuovo premier a Beirut, colpi in aria dei militari a Tripoli
Oggi il candidato indicato da Hezbollah dovrebbe ricevere l’incarico di formare il nuovo governo, del quale Hariri annuncia di non voler far parte. Nel giorno della “rabbia” sunnita, i militari sono intervenuti per difendere una troupe di al Jazeera. Il nuovo governo e il nodo del Tribunale internazionale.
Beirut (AsiaNews) – Poco prima di mezzogiorno, a Tripoli, nel nord del Libano, l’esercito ha esploso colpi in aria per disperdere un gruppo di dimostranti che stava attaccando una troupe di al Jazeera. In molti è forte la paura che siano solo i primi temuti spari della attuale crisi. Più o meno alla stessa ora, Najib Miqati è stato indicato come futuro primo ministro libanese dalla maggioranza dei deputati. Sono i primi effetti delle consultazioni condotte dal presidente della Repubblica, Michel Sleiman, per risolvere la crisi politica aperta il 12 gennaio con l’uscita dal governo del movimento dell’“8 marzo”, guidato da Hezbollah.
In attesa della designazione ufficiale del nuovo premier, prevista per oggi stesso, le prospettive appaiono irte di ostacoli. Per le strade, soprattutto a Tripoli, i sostenitori di Saad Hariri, ancora premier, stanno dando vita alla “rabbia contro Hezbollah”, mentre la “Corrente del futuro”, partito maggioritario che esprime lo stesso Hariri, ha già detto che non intende partecipare a un governo guidato da Miqati.
Miqati, milionario, laureato a Harvard, tycoon delle telecomunicazioni, primo ministro del governo che nel 2005 portò alle elezioni che sancirono la fine del dominio siriano nel Paese è un sunnita - lo deve essere, secondo la Costituzione, il primo ministro - come la maggioranza dei libanesi, tradizionalmente legati al partito di Hariri, del quale si dichiara “fratello”, ma è anche amico personale del presidente siriano Bashar al-Assad. La sua indicazione da parte di Hezbollah, movimento sciita, e dei suoi alleati - ai quali col suo ennesimo cambio di casacca si è unito il leader druso Walid Joumblatt – ha avuto molteplici scopi: creare un corto circuito nella maggioranza sunnita, offrire al Paese un volto considerato moderato, tranquillizzare per quanto possibile l’Arabia Saudita e gli alleati occidentali dell’ormai ex premier, visto che Miqati ha interessi anche a Riyadh. Che, per ora, tace. E mentre gli Stati Uniti si “riservano il giudizio” su un esecutivo espresso da un partito che essi collocano tra i gruppi terroristici, la Francia ricorda che il Libano è un Paese la cui indipendenza va salvaguardata.
Fin dal momento della sua candidatura, Miqati si è definito “di moderazione e accordo”. “Non vedo - ha aggiunto - la mia candidatura come un sfida nei confronti di nessuno”. Hariri gli ha replicato, sottolineando la sua indicazione da parte di Hezbollah. Il Partito di Dio, da parte sua, ha detto di volere un governo di unità nazionale. Al momento per lo meno del tutto improbabile. E Miqati, a quanto si dice, starebbe pensando a un esecutivo composto di “tecnici”.
Tra i primi impegni, il nuovo governo avrà il dossier del Tribunale speciale per il Libano. Voluto dal Consiglio di sicurezza per indagare sull’assassinio di Rafic Hariri, ex premier e padre di Saad, il Tribunale ha ricevuto dal procuratore i nomi degli accusati, ufficialmente segreti. Indiscrezioni affermano che si tratterebbe di esponenti di Hezbollah. Il Partito di Dio ha reagito non solo con le minacce verso chiunque tenti di toccare uno dei suoi, ma chiedendo al governo – del quale faceva parte – di respingere le conclusioni del Tribunale, accusato di essre uno strumento di Israele e Usa.
“Siamo a un momento pericoloso per la storia del Libano”, ha commentato il patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Siamo impegnati in un circolo vizioso più grande di noi, in un gioco di potere regionale”. “Il Libano ha già affrontato discordie e la sua formula pluralista è già stata scossa in passato. Ma non ha mai affrontato un pericolo confessionale di tale estensione”. (PD)
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