Miqati, il mio è un governo libanese ed è fedele alle risoluzioni internazionali
di Paul Dakiki
Nel giorno del suo ingresso al Grand Serali, il capo del nuovo esecutivo risponde alle accuse di aver dato vita a un gabinetto condizionato da Damasco. Il problema della probabile incriminazione di esponenti di Hazbollah da parte del Tribunale internazionale.
Beirut (AsiaNews) – Indipendenza del governo dalla Siria e fedeltà alle risoluzioni internazionali. Oggi, nel giorno del suo ingresso al Grand Serail, sede del capo del governo, Najib Miqati (nella foto) ha voluto rassicurare così la comunità internazionale e rispondere alle contestazioni avanzate dalla minoranza del “14 marzo” che definisce il suo governo “il peggiore possibile”. Il nuovo esecutivo sarebbe infatti condizionato da una Siria in gravissima crisi e da Hezbollah che alle difficoltà dei suoi referenti di Damasco aggiunge la preoccupazione per la probabile incriminazione di suoi esponenti in relazione alla uccisione dell’ex premier Rafic Hariri.
“Il Libano - ha detto Miqati, intervistato dalla panaraba radio Sawa - non ha conflitti con l’Occidente, né con la comunità internazionale” e “il Libano è un membro fondatore delle Nazioni Unite e fa parte del Consiglio di sicurezza”, “è parte di questo mondo e rimane fedele alle risoluzioni internazionali”. E ancora: “questo è un governo libanese” e “io seguo la Costituzione libanese e la mia fedeltà è solo verso lamia nazione e i cittadini di questa nazione”.
Anche se dal punto di vista interno, il problema del governo è soprattutto il rilancio dell’economia, i temi legati alla politica internazionale continuano ad apparire fortemente condizionanti per la vita dell’esecutivo. Due gli ostacoli che si presentano sul suo cammino. Il primo è rappresentato dal Tribunale speciale per il Libano (TSL). Sostenuto dal Consiglio di sicurezza, il TSL si prepara a rendere noti i nomi di coloro che sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’attentato che nel 2005 costò la vita a Hariri e ad altre 22 persone. Secondo indiscrezioni, tra costoro ci potrebbero essere esponenti di Hezbollah – principale partito del nuovo governo – e dei servizi segreti siriani.
Ed è proprio sul Tribunale che è caduto il precedente governo filo-occidentale. Hezbollah chiedeva, in pratica, il ritiro del Libano dall’organismo giudiziario e arrivò a minacciare chiunque vi avesse collaborato. Cosa farà ora?
Il secondo ostacolo è dato dagli stretti legami tra Hezbollah, e non solo, e la Siria, nel momento in cui gran parte del mondo, compresi diversi Paesi musulmani, mette sotto accusa Damasco per la sanguinosa repressione in atto contro le manifestazioni a favore della democrazia. Questione delicata, tanto che anche il presidente della Repubblica, Michel Suleiman, ieri, ha affermato che il governo “è al cento per cento libanese”.
“Il Libano - ha detto Miqati, intervistato dalla panaraba radio Sawa - non ha conflitti con l’Occidente, né con la comunità internazionale” e “il Libano è un membro fondatore delle Nazioni Unite e fa parte del Consiglio di sicurezza”, “è parte di questo mondo e rimane fedele alle risoluzioni internazionali”. E ancora: “questo è un governo libanese” e “io seguo la Costituzione libanese e la mia fedeltà è solo verso lamia nazione e i cittadini di questa nazione”.
Anche se dal punto di vista interno, il problema del governo è soprattutto il rilancio dell’economia, i temi legati alla politica internazionale continuano ad apparire fortemente condizionanti per la vita dell’esecutivo. Due gli ostacoli che si presentano sul suo cammino. Il primo è rappresentato dal Tribunale speciale per il Libano (TSL). Sostenuto dal Consiglio di sicurezza, il TSL si prepara a rendere noti i nomi di coloro che sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’attentato che nel 2005 costò la vita a Hariri e ad altre 22 persone. Secondo indiscrezioni, tra costoro ci potrebbero essere esponenti di Hezbollah – principale partito del nuovo governo – e dei servizi segreti siriani.
Ed è proprio sul Tribunale che è caduto il precedente governo filo-occidentale. Hezbollah chiedeva, in pratica, il ritiro del Libano dall’organismo giudiziario e arrivò a minacciare chiunque vi avesse collaborato. Cosa farà ora?
Il secondo ostacolo è dato dagli stretti legami tra Hezbollah, e non solo, e la Siria, nel momento in cui gran parte del mondo, compresi diversi Paesi musulmani, mette sotto accusa Damasco per la sanguinosa repressione in atto contro le manifestazioni a favore della democrazia. Questione delicata, tanto che anche il presidente della Repubblica, Michel Suleiman, ieri, ha affermato che il governo “è al cento per cento libanese”.
Vedi anche