Minya, giovane copta incinta aggredita da un musulmano per la campana di una chiesa
Il ferimento della donna ha scatenato uno scontro fra cristiani e musulmani del piccolo villaggio di Ezbet Jacob Bebawi. Il bilancio è di sei feriti. L’uomo era contrario all’installazione della campana della locale chiesa copta. Fonte di AsiaNews lamenta l’assenza di polizia e l’aumento delle violenze contro i cristiani dopo la caduta di Mubarak.
Il Cairo (AsiaNews) – Ancora scontri fra cristiani e musulmani nella regione di Minya (Alto Egitto). Lo scorso 25 luglio a Ezbet Jacob Bebawi, piccolo villaggio alle porte della città di Samalout, alcuni musulmani hanno assaltato con bastoni e attrezzi da lavoro un gruppo di copti che stava difendendo una donna incinta di cinque mesi picchiata da un giovane musulmano. Il bilancio è di 6 feriti. Lo scontro è stato fermato dalla polizia, che però ha arrestato solo i cristiani, fra cui il marito della donna accusato di detenere in casa una pistola.
Secondo p. Estephanos Shehata, sacerdote copto della diocesi di Samalout, lo scontro è stato scatenato da una diatriba fra la donna cristiana e il giovane musulmano, che protestava per la nuova campana posta sulla torre della chiesa copta del villaggio, restaurata di recente. Il sacerdote sottolinea che il villaggio è a maggioranza cristiana e in questi anni non vi sono mai stati problemi con la comunità musulmana. “I cristiani – ha spiegato p. Shelata ai giornali locali - sostengono che l’attacco sia stato premeditato”. Egli fa notare che dopo gli scontri la polizia ha abbandonato il villaggio a se stesso. “I musulmani del luogo – spiega - si sono riuniti e i cristiani temono un imminente assalto contro la chiesa”.
Dopo la caduta del presidente Mubarak, le comunità cristiane dell’Alto Egitto e delle regioni più lontane dalla capitale stanno registrando una crescita degli attacchi da parte dei musulmani. Una fonte di AsiaNews imputa la situazione alla poca sicurezza e all’indifferenza della polizia. Tuttavia anche la cultura musulmana e l’analfabetismo giocano un ruolo fondamentale in una problematica che rischia speculazioni da entrambe le parti. “Diatribe e scontri interreligiosi sono da sempre all’ordine del giorno nell’Alto Egitto – spiegano la fonte – nel nostro Paese oltre il 45% della popolazione è analfabeta. La gente subisce l’influenza di iman ed estremisti islamici e non agisce in modo razionale, ma d’istinto. Questo clima di impunità diffusa ha fatto aumentare i casi di violenze, anche per futili motivi, trasformandoli spesso in conflitti religiosi”.
Secondo la fonte finché non cambierà la costituzione i cristiani saranno sempre in pericolo in Egitto. “La democrazia è ancora distante – spiega – nonostante il clima di cambiamento portato dalla rivoluzione dei gelsomini la popolazione laica e tollerante è ancora una minoranza”. La fonte spiega che i giovani cristiani e musulmani, protagonisti della manifestazioni di piazza Tahrir, devono entrare in politica e lavorare affinché la primavera araba non si trasformi in un inferno. (S.C.)
Secondo p. Estephanos Shehata, sacerdote copto della diocesi di Samalout, lo scontro è stato scatenato da una diatriba fra la donna cristiana e il giovane musulmano, che protestava per la nuova campana posta sulla torre della chiesa copta del villaggio, restaurata di recente. Il sacerdote sottolinea che il villaggio è a maggioranza cristiana e in questi anni non vi sono mai stati problemi con la comunità musulmana. “I cristiani – ha spiegato p. Shelata ai giornali locali - sostengono che l’attacco sia stato premeditato”. Egli fa notare che dopo gli scontri la polizia ha abbandonato il villaggio a se stesso. “I musulmani del luogo – spiega - si sono riuniti e i cristiani temono un imminente assalto contro la chiesa”.
Dopo la caduta del presidente Mubarak, le comunità cristiane dell’Alto Egitto e delle regioni più lontane dalla capitale stanno registrando una crescita degli attacchi da parte dei musulmani. Una fonte di AsiaNews imputa la situazione alla poca sicurezza e all’indifferenza della polizia. Tuttavia anche la cultura musulmana e l’analfabetismo giocano un ruolo fondamentale in una problematica che rischia speculazioni da entrambe le parti. “Diatribe e scontri interreligiosi sono da sempre all’ordine del giorno nell’Alto Egitto – spiegano la fonte – nel nostro Paese oltre il 45% della popolazione è analfabeta. La gente subisce l’influenza di iman ed estremisti islamici e non agisce in modo razionale, ma d’istinto. Questo clima di impunità diffusa ha fatto aumentare i casi di violenze, anche per futili motivi, trasformandoli spesso in conflitti religiosi”.
Secondo la fonte finché non cambierà la costituzione i cristiani saranno sempre in pericolo in Egitto. “La democrazia è ancora distante – spiega – nonostante il clima di cambiamento portato dalla rivoluzione dei gelsomini la popolazione laica e tollerante è ancora una minoranza”. La fonte spiega che i giovani cristiani e musulmani, protagonisti della manifestazioni di piazza Tahrir, devono entrare in politica e lavorare affinché la primavera araba non si trasformi in un inferno. (S.C.)
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